Solfeggi di parole. Colloquio con Francesco Renga

19 Ottobre 2007
Si intitola Come mi viene.Vite di ferro e cartone, ed è la prima prova letteraria del cantante Francesco Renga, che ha deciso di abbandonare, ma solo per poco, le sette note: ‟Ho voluto superare l’ambito della canzone, una gabbia severa le cui griglie sono le parole, il ritornello, il tempo. E poi ritenevo che, non essendoci in ballo la mia voce e la mia faccia, mi sarei sentito più libero di esprimermi. Credevo ci fosse meno pudore e più libertà. Ma ho sottovalutato che i lettori tendono a personalizzare molto quello che scrivi. E i miei fantasmi e le paure che tento di esorcizzare con la musica sono tutti lì, ben visibili”. In contemporanea con il libro esce anche un lp, che ripercorre la stessa ‟strada” emotiva dell’opera letteraria. ‟Il ferro e il cartone a cui si riferiscono i titoli sono due componenti essenziali della vita: il ferro è la parte fredda, pesante, che si arrugginisce, che ti graffia. Sono i dolori e le amarezze, le paure e i momenti bui. Il cartone e la carta sono la natura, la leggerezza, la parte creativa, da scrivere, scarabocchiare, vivere. Sono le ali. Ma per vivere ci vogliono tutte e due. Come il protagonista del libro, che decide di annullare la sua memoria e di ricostruirla piano piano, raccogliendo frammenti di memoria, di bene e di male”.

Un’idea per la testa
Ma come è nata l’idea di questo progetto? Francesco lo racconta col suo fa re scanzonato e sereno, fumando una sigaretta. ‟Un giorno, tre anni fa, sono andato con questa idea di romanzo da Feltrinelli, casa editrice scelta perché era l’unica che non mi aveva mai considerato, mentre tutte le altre mi cercavano per scrivere una mia biografia, soprattutto dopo il successo di Sanremo. Un mio caro amico, Alberto Rollo, lavora come editor proprio per Feltrinelli. Vado lì, da lui, solo con un’idea abbozzata in testa. Gli racconto le mie cose, dopodiché lui mi porta in una bella stanza, da un signore distinto. E mi fa rispiegare tutto, io ricomincio la mia storia, a volte contraddittoria, e questo signore annuisce. Esco dopo un’ora e dico a Rollo: ‘Questo qui se ne intende, eh?’. ‘Sì, questo qui è Carlo Feltrinelli’. Ecco. Capisci che dopo essermi esposto così tanto, non potevo più tirarmi indietro! E mi sono detto: questo libro s’ha da fare! E l’ho fatto. Devo molto al mio editore, ha saputo sollevare l’opera e darle la dignità di un prodotto narrativo vero e proprio”. Sorride e intanto gioca con una farfalla di stoffa. ‟Questa la porto a Iolanda (la figlia avuta da Ambra Angiolini, ndr), la adorerà”. Cuore di padre, e d’artista.

Come mi viene di Francesco Renga

‟La felicità fa paura. La cerchi ma in realtà speri sempre di non trovarla mai per davvero, e anche quando sotto sotto senti di averla a portata di mano, fai finta di niente, la ignori. Per paura che qualcuno se ne accorga e possa strappartela dalle braccia.”Al centro delle storie che Renga viene r…