Giorgio Bocca: Storie esemplari della ricca Padania

30 Aprile 2008
Cominciamo con i soldi. Il Nord Italia, la Repubblica cisalpina, la Padania è una delle regioni più ricche d’Europa, come l’Ile-de-France parigina o la Renania. Ne abbiamo avuto conferma da due recenti inchieste giornalistiche: sono del Nord, di Milano, in particolare, gli italiani, ottanta su cento, che depositavano i loro soldi nelle banche di Vaduz, Liechtenstein. Sono del Nord, di Milano in particolare, i manager più pagati, cifre da capogiro: stipendi, e gratifiche, da milioni di euro, miliardi di vecchie lire. E una domanda ingenua ma lecita: cosa ne fanno i ricchi di queste montagne di soldi?
Non esiste un limite anche nell’abbondanza di denaro? Ricchi sempre più ricchi e poveri persuasi dalla televisione di essere anche loro ricchi, la televisione che li fa partecipare ai grandi spettacoli, alla vita mondana, alla compagnia di donne bellissime e procaci. Sta prevalentemente al Nord la "razza padrona". Buoni imprenditori, ottimi finanzieri, ma anche spesso imputati per delitti.
Nei giorni di Mani pulite salii al piano alto della procura di Milano per intervistare il grande inquisitore Antonio Di Pietro. Nella procura c’è un lunghissimo corridoio, nel quale, allineate come celle conventuali, ci sono le stanze dei procuratori. L’ufficio di Antonio Di Pietro era in fondo al corridoio, quel mattino occupato dagli indagati, forse un centinaio di persone in fila per tre, facce note: banchieri, politici, che mi guardavano e riconoscevano, quasi in cerca d’aiuto.
Di Pietro e le sue segretarie erano al lavoro nell’ufficio pieno di computer da cui uscivano le prove contro i peccatori milionari. Quei cento peccatori li ricordo per nome. Di loro hanno pagato per i loro peccati non più di quattro, tutti gli altri presto restituiti ai loro uffici e affari. Diciamo il Nord della ricchezza impunita, e presto redenta, come il finanziere Cusani, ora diventato filantropo, protettore dei deboli e perseguitati. Un Nord industrioso e avanzato, una borghesia di professionisti, tecnici, ingegneri, scienziati, dentisti e chirurghi plastici, ottimi nel loro lavoro; in politica da sempre, in maggioranza, più che moderati, conservatori.
Dopo il recente voto con il trionfo berlusconiano molti hanno parlato del "tradimento del Nord", rosso e operaio, passato alla Lega o alla destra, come di una grande sorpresa, ma qualcosa del genere era già avvenuta esattamente sessanta anni fa, il 18 aprile del ‘48. Anche allora si dava per certo che il Fronte Popolare dei due grandi partiti rossi, il socialista e il comunista, avrebbero vinto a man bassa, e invece stravinse la Democrazia Cristiana, che assicurava la continuazione del vecchio Stato. Già allora c’erano gli operai che votavano assieme ai padroni. Se oggi al Nord c’è la sorpresa della Lega che prende voti anche a Sesto San Giovanni o nell’Emilia rossa, allora c’era L’Uomo Qualunque che ebbe milioni di seguaci, se al Nord allora c’erano i neofascisti di Almirante, oggi ci sono la Santanché e gli altri sempre-fascisti.
Esiste ancora il Nord del Risorgimento, dell’Italia una e indivisibile? O la disunità d’Italia è ogni giorno più evidente? Anche io, che per decenni sono andato come cronista alla scoperta dell’Italia, pensavo che l’unità fosse in progresso, una marcia continua, e, secondo la vulgata marxista, anch’io pensavo che l’arretratezza del Sud fosse imputabile al capitalismo nordista.
Ma la disunità è antica, ha altre ragioni di fondo, continua e diventa più marcata, il Sud è coperto dalle sue immondizie e il Nord gli manda anche le sue, l’Italia una e indivisibile non c’è, le province mafiose si allargano, il loro governo è impossibile, il disastro di Napoli non è una catastrofe naturale che come è arrivata se ne va, ma un’arretratezza eterna. Berlusconi è un uomo ardito, e ha deciso di cominciare con il governare Napoli, ma governare a Napoli sembra impossibile.
L’unità d’Italia esiste solo in alcuni aspetti del costume, per esempio nel modo di festeggiare i matrimoni e di accompagnare i morti al camposanto: centinaia di invitati ai matrimoni e migliaia che applaudono al passaggio del feretro, parenti, amici, curiosi, tutti invitati, feste con centinaia di persone.
Solo in politica qualcosa si è rovesciata, nei rapporti tra Nord e Sud: nell’Italia del regno e della Prima repubblica vigeva il "patto storico", per cui il Nord ricco e avanzato drenava i risparmi del Sud, ma in cambio concedeva ai suoi notabili le glorie del foro, dei grandi avvocati eloquenti alla De Nicola, e posti di rilievo al governo. Adesso il Nord ricco e avanzato porta al governo gli outsider della Lega, viene nominato vice primo ministro il leghista Calderoli, che si è sposato con rito celtico, e il senatore Bossi, dall’italiano incerto, sarà ministro delle Riforme, e Maroni andrà agli Interni, un leghista a comandare tutti i poliziotti d’Italia. Bossi aveva minacciato di imbracciare i fucili. Non sarà necessario, la Lega è già padrona d’Italia.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …