Enrico Franceschini: Uomini infedeli? Tutta colpa di un gene

08 Settembre 2008
Sembra la scusa perfetta per il marito colto in flagrante: "Scusa, tesoro, ma sono nato così, non è mica colpa mia". Scienziati svedesi hanno infatti scoperto il gene dell’infedeltà: una specie di motorino che alcuni maschi hanno nel proprio Dna e altri no. Non è uno scherzo, e gli studiosi sono i primi ad ammettere che le relazioni extra-coniugali derivano da innumerevoli circostanze: quello genetico può essere soltanto un aspetto della molla che scatena il tradimento. Ma è comunque la prima volta che una ricerca individua un legame simile tra come sono fatti gli uomini e come interagiscono con le donne. Non solo: la scoperta include pure la possibilità di "curare" il gene malandrino, modificandolo in modo da bloccare il suo effetto, teoricamente al fine di salvare, o meglio proteggere, le unioni matrimoniali. La "medicina" che trasforma un seduttore impenitente nel compagno più fedele e monogamo, per adesso provata soltanto su topolini di laboratorio, ha dato risultati immediati: chissà se un giorno verrà somministrata anche ai playboy umani, e in che modo verranno eventualmente convinti a fare la cura. La scoperta è opera di scienziati dell’Istituto Karolinska di Stoccolma, che l’hanno illustrata su un’autorevole rivista scientifica britannica, Proceedings of the National Academy of Sciences. Ieri è finita in prima pagina sul Daily Telegraph e sul Times di Londra col titolo: "Il gene che rende più probabile il divorzio". Il gene in questione agisce sulla vasopressina, un ormone di cruciale importanza nel processo di attaccamento sentimentale e sessuale tra un uomo e una donna. Esaminando un campione di oltre duemila persone, i ricercatori svedesi hanno verificato che gli uomini in possesso del gene restano più spesso scapoli oppure hanno una maggiore probabilità di avere relazioni extraconiugali, problemi matrimoniali e di divorziare, rispetto agli uomini che non ce l’hanno. Le mogli di uomini in possesso del gene, inoltre, sono mediamente meno soddisfatte del proprio matrimonio rispetto alle mogli di uomini che non hanno il gene in questione. Gli uomini con due copie del gene hanno avuto due volte più crisi matrimoniali nell’ultimo anno rispetto agli uomini senza il gene. «Naturalmente ci sono molte ragioni per cui una persona ha una relazione extramatrimoniale», osserva il professor Hasse Walum, autore del rapporto, «ma è la prima volta che una variante genetica viene associata al modo in cui gli uomini si legano a una donna». Studi compiuti due anni fa al St. Thomas Hospital di Londra, d’altronde, suggeriscono che anche l’infedeltà femminile ha una percentuale di base genetica. Gli effetti del gene sono stati sperimentati su due tipi di piccoli roditori della famiglia dei criceti. L’arvicola della prateria è estremamente monogama: quando il maschio incontra una femmina, si accoppiano ininterrottamente per 36 ore, creando un legame che dura per tutta la vita e anche oltre, tant’è che quando uno dei due muore, l’altro sceglie di restare celibe anziché formare una nuova coppia. L’arvicola comune, viceversa, è estremamente promiscua. Gli scienziati hanno scoperto che il cervello dell’arvicola della prateria maschio ha una dose di vasopressina molto più alta dell’arvicola comune. Ebbene, intervenendo sul gene "dell’infedeltà", in modo da aumentare considerevolmente il livello di vasopressina, i ricercatori hanno assistito a uno stupefacente mutamento: il criceto che amava la promiscuità è diventato di colpo uno sposo mite e devoto. Nessuno ha potuto chiedergli, tuttavia, se è più felice di prima; e nemmeno alla moglie se è davvero contenta, ad avere un compagno finalmente fedele, non perché così lui vuole, ma grazie all’equivalente di una pillolina.

Enrico Franceschini

Enrico Franceschini (Bologna, 1956), giornalista e scrittore, è da più di trent'anni corrispondente dall’estero per “la Repubblica”, per cui ha ricoperto le sedi di New York, Washington, Mosca, Gerusalemme e …