Giorgio Bocca: Attenti al gran bugiardo

01 Dicembre 2008
Il partito democratico ha tenuto la sua manifestazione di massa a Roma e, due milioni o trecentomila convenuti, è stato un successo: Veltroni ha potuto dire che l'Italia della piazza è "migliore della destra che la governa", che l'antifascismo è la stessa cosa della democrazia e che il fatto che il presidente del Consiglio non lo nomini mai è un segno preoccupante, ragion per cui è giusto e doveroso fargli una forte, tenace opposizione.
Già, ma qui sta il punto: come la fai l'opposizione a uno come Berlusconi che non solo la rifiuta, ma sinceramente non sa cosa sia, e che comunque, smentendo ciò che ha detto cinque minuti prima davanti alla folla di testimoni che lo ascoltano in piazza o alla televisione, non sa neppure chi sia lui stesso?
Anni fa Eugenio Scalfari disse che Silvio era il più straordinario bugiardo che avesse mai conosciuto, uno che crede fermamente, sinceramente alle sue menzogne, ed è lo stesso Berlusconi a confermare questo giudizio quando racconta, compiaciuto, che durante un viaggio in treno da Milano a Roma si trovò seduto di fronte al suo più accanito nemico che però, alla fine del viaggio, era completamente, non parzialmente, d'accordo con lui.
Il fatto, lamentato da Veltroni, che egli non si sia mai pronunciato sull'antifascismo, preferendo il fare della politica e del governo alle scelte ideologiche, non è casuale, fa parte di un modo di governare e di intraprendere in cui è maestro. Chi ha frequentato come dipendente una delle sue televisioni sa che egli decide tutto, ma per tutto ha un coprispalle. Nel peggiore dei casi ricorre a un silenzio tombale, un 'fin de non recevoir' totale e un po' dolente: ma si fanno a uno come lui domande così indiscrete? Che opposizione si può fare a uno che per natura, per attitudine, per convincimento, essendo uomo nato per le pubbliche relazioni, si trova a vivere in un periodo in cui la pubblicità è sovrana e la politica è spettacolo? Che opposizione si può fare a uno che può essere contemporaneamente il più fedele alleato della democrazia americana e l'amico fidato di Putin, cioè del Kgb riciclato in Gazprom?
Nessuno di noi sa cosa ci attende in un prossimo futuro, se un nuovo fascismo senza lager o una nuova rivoluzione democratica. Gli ottimisti vedono nella manifestazione del Pd a Roma la prova che anche da noi c'è ormai uno zoccolo duro della democrazia. Il pessimismo di altri sta nella costatazione che dietro agli aspetti ludici e bonari, consumistici ed edonistici dei moderati di casa nostra c'è però una tendenza, se non una volontà precisa e premeditata, a sbaraccare lo Stato di diritto per aver mano libera nel fare, che può essere anche nel rubare e nello speculare, come è stato spiegato a tutti dalla attuale crisi economica. C'è una forma di ottimismo smentita dalla storia, l'ottimismo di chi non crede alla ripetizione di dittature come quelle del Novecento, alla sopravvivenza comunque di regole e di leggi civili, senza cui non esiste società umana. Non è così, la storia dimostra che si può vivere anche senza Stato, anche tornando alle legge della giungla. Hitler aveva perso ogni legame con le istituzioni del Terzo Reich e Stalin ignorava ogni giorno la costituzione che lui stesso aveva scritto, entrambi i despoti imponevano la loro volontà. E per vincere la loro follia ci vollero milioni di morti.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …