Giorgio Bocca: La fabbrica dei sogni

01 Dicembre 2008
Sono archiviate, deo gratias, le olimpiadi spettacolo a misura di uomo, meraviglioso e orrendo, la conferma che la umana storia sarà ancora per i millenni a venire meravigliosa e orrenda come è sempre stata.
Ha vinto la Cina meravigliosa e orrenda degli atleti fabbricati a costo di deformarli con gli allenamenti forzati, con l'obbedienza cieca degli aguzzini-allenatori e nell'ultimo paese comunista con i premi in denaro che ti fanno ricco per la vita.
Ha vinto lo spettacolo meraviglioso orrendo di un paese che ha fabbricato gli stadi più belli e magici, il cubo azzurro del nuoto, il nido di cemento dello stadio per nasconderli sotto la perenne nube grigia della industrializzazione forzata. La meravigliosa orrenda olimpiade che è piaciuta se non a tutti, alla stragrande maggiorana umana, ai regimi della democrazia come a quelli della condanna a morte e della censura, a quelli dei diritti umani alla vita e alla libertà. Lo si è capito da subito con tutti che sorvolano sui diritti umani.
Insomma, come sempre: il potere e il denaro prima di tutto, con gli uomini del potere e del denaro in prima fila a spiegare la ineluttabilità e la bontà del potere e del denaro che prevalgono su tutto. Cominciamo dalla abbondanza a volte ridicola dello spettacolo olimpico, del mito olimpico gonfiato, stravolto, intossicato. I giochi dell'Ellade e del mondo antico avevano l'impronta di una umanità a misura d'uomo, erano limitate nel tempo e nella quantità, erano le competizioni naturali di popoli contadini e guerrieri. Ripresentarli in età moderna e tecnica in cui tutti i valori contadini e guerrieri sono irriconoscibili rispetto al passato, la falsa idea decoubertiana della partecipazione più importante della vittoria, hanno avuto uno strepitoso successo perché il potere e il denaro hanno immediatamente riconosciuto la impostura e la sua inevitabile commercializzazione, facendone quella macchina di affari e di commerci sportivi che ricopre il mondo e prevale su tutti i vecchi, e ora persino ridicoli, distinguo dilettantistici.
Nella meravigliosa orrenda olimpiade cinese alcuni aspetti della eterna servitù umana al potere e al denaro hanno dato di sé la misura assoluta. La prevalenza eterna della cattiva moneta sulla buona. Cominciamo dalle intrusioni indecenti della industria sportiva. Che cosa ha da spartire con lo sport, con lo spirito olimpico, con la retorica sportiva, la fabbricazione di costumi da nuoto che diminuiscono la resistenza dell'acqua? L'uomo è o non è qualcosa di diverso da un siluro o da un delfino? Che cosa sono queste infinite variazioni del gioco antico della palla nel fango, nella sabbia, su una pantalera, contro un muro?
E le iperboli, le retoriche, i luoghi comuni dell'informazione sportiva che continua a mescolare lo snobismo decoubertiano con la corsa di tutti al denaro? Impagabili nella loro innocenza gli atleti italiani che in materia di tasse hanno chiesto candidamente la pura e semplice esenzione. Come fece Gino Bartali dopo un vittorioso Tour de France. Interrogato da Alcide De Gasperi su cosa il governo, il paese, potessero fare per premiarlo, rispose: "Mi tolga le tasse". E De Gasperi: "Mi spiace Gino, ma questo non si può".
La meravigliosa orrenda olimpiade di Pechino ci ha purtroppo inchiodato alla nostra condizione umana: preferiamo i sogni alla realtà, il potere alla libertà, il denaro all'onestà e soprattutto il vecchio nazionalismo, colpevole della guerra eterna e delle ferocie senza nome, lo preferiamo a ogni civile rivoluzione. Una bandiera che si alza su un pennone, un inno mal suonato ci fanno ancora piangere e delirare.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …