Giorgio Bocca: Rapiti da un raptus

19 Marzo 2009
A noi umani piace discutere, filosofare su ciò che ci è ignoto e magari inconcepibile come il Padreterno, la sacralità della vita, e dove sta il confine esatto tra la vita e la morte. Ma la cosa più difficile da spiegare è come mai questa temuta morte che sta nei nostri incubi con la sua falce minacciosa e le sue occhiaie vuote sia poi una delle nostre opere preferite.
Per millenni il premio più ambito dai conquistatori di città era lo sterminio degli uomini, lo stupro delle donne e il saccheggio. Ma anche in tempi storicamente recenti ha avuto grande notorietà, e un seguito non del tutto spento, l'imbianchino austriaco che dopo aver annunciato in un suo libro l'intenzione di voler conquistare uno ‟spazio vitale”, lo riempì con un numero enorme di morti: sei milioni di ebrei, altrettanti russi, una decina di europei del Vecchio e del Nuovo mondo, più gli asiatici da lui coinvolti nel massacro.
Ma non fu solo lui a volerlo, i suoi innumerevoli complici stavano in ogni classe sociale, prolungarono la strage per anni, fino al finale nibelungico, impiccarono e fucilarono quei pochi che volevano por fine al massacro.
Ci sono rimasti i ‟discorsi a tavola”, deliranti, che l'imbianchino faceva mangiando cavoli bolliti e pappette vegetariane ai generali, scienziati, filosofi, industriali della sua corte, il meglio di uno dei paesi più avanzati e progrediti del mondo. E oggi, in ogni angolo d'Europa ci sono giovanotti con il cranio pelato e le svastiche che lo vorrebbero di ritorno, ‟ma questa volta cattivo”, come dice l'atroce barzelletta.
La vita è sacra, ma la morte piace. A cominciare da chi predica la sacralità della vita ma continua a mandare patrioti a morire in guerra. La morte piace a chi, giovane, dovrebbe averne orrore più degli anziani. La morte da automobile è irresistibile nelle notti del sabato, e per chi dà morte con l'automobile l'indulgenza è grande, quasi un'approvazione generale, chi in automobile piomba su umili pedoni che si sono affidati a semafori o strisce è quasi esente da pene, viene subito liberato. Famiglie distrutte, bambini fatti a pezzi, assassini subito fuori.
La morte terrorizza gli umani, ma a molti di essi piace dare la morte agli altri, la morte sembra l'unico modo per ripagare i torti subiti, le umiliazioni. Una giovane immigrata che abita a Roma si sente offesa dalla corte di un amministratore di condominio. Quale miglior riparo all'offesa che ucciderlo a martellate, tagliarlo a pezzi e chiuderlo con l'aiuto dell'affettuoso marito in una valigia?
I camorristi di Casal di Principe che trafficano in droga sono disturbati dagli immigrati di colore arrivati in Campania per la raccolta dei pomodori. Che di più rapido e sbrigativo che finirli a raffiche di Kalashnikov?
Uccidere con ferocia piace agli umani, e ogni volta la vox populi spiega alle televisioni o nei giornali che "chi l'avrebbe mai detto! Era così gentile, così mansueto. Mai una parola dura, mai una violenza. E poi, chi sa, un raptus".
La comprensione degli umani per gli umani assassini è naturale nella scimmia assassina. Può capitare a tutti quel raptus per cui a uno che ti ha guardato la ragazza, superato in auto, detto un insulto, fatto delle avance sessuali viene il raptus omicida. È venuto anche a quell'undicenne americano che ha riconosciuto in una donna un'intrusa dei suoi affetti familiari, così è entrato in casa, ha preso una rivoltella del padre, ha ammazzato la donna e poi, appagato dalla morte, è andato come ogni mattino a scuola.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …