Giorgio Bocca: Preistoria neofascista

14 Aprile 2009
Sto leggendo con sgomento e rassegnazione il saggio di Paolo Berizzi sul rinascimento italiano ed europeo. Perché ciò che sta rinascendo e potrebbe di nuovo sommergerci è qualcosa d'incomprensibile e di inafferrabile: il vuoto, il vuoto completo d'idee, di cultura, di storia. Solo pulsioni generazionali, di violenza giovanile. ‟La ricreazione è finita”, si legge nei loro proclami. Per dire che è finito il tempo della ragione e ritorna il tempo della violenza, il tempo del fascismo come malattia dello spirito, come moda, come follia comune a ogni classe, a operai, borghesi, contadini con i moti di massa simili alle maree, sindacati rossi che in una notte diventano neri, socialisti internazionalisti che si riscoprono nazionali, cioè nazisti.
L'onda lunga della destra porta con sé l'onda torbida del neofascismo. Quanti sono i giovani con le teste rasate, le svastiche, il saluto romano, che rinnegano la democrazia e le sue libertà per tornare al culto razzista, alla voglia di un dominio della razza bianca, all'odio millenario, sempre lo stesso, per gli ebrei? Pare quasi 200 mila, una cifra enorme, una massa che aumenta a valanga, una prospettiva di lacerazioni e scontri feroci inevitabili, una maledizione eterna.
La televisione di ‟Repubblica” ha trasmesso un'inchiesta sul neofascismo. Vi ho trovato conoscenze e personaggi che credevo finti. Il capo dei naziskin romani che conobbi a una trasmissione di Giuliano Ferrara. Grottesco, preistorico. "L'Olocausto?", diceva: "Forse qualcuno è stato ucciso nei campi di prigionia, ma lo sterminio di massa è un'invenzione. Dove sono le prove? Le camere a gas le hanno inventate gli ebrei".
Con chi ce l'hanno i nazifascisti? Con tutti e con nessuno. Contro le droghe e gli hamburger degli americani, ma anche contro i comunisti nemici degli americani, contro gli ebrei che perseguitano i palestinesi, ma anche contro tutti i movimenti di liberazione, contro tutti i sindacati, e anche contro i liberisti, contro i banchieri che stanno rovinando il mondo con la loro finanza truffaldina.
La storia? I nazifascisti la ignorano spavaldamente, si radunano dietro i loro labari, picchiano i malcapitati, ma ignorano anche i fatti da cui sono nati, la grande crisi capitalistica del '29 e le lotte sociali da cui sono nati loro stessi, l'attuale terremoto economico. Niente. Qualche fotografia del duce e di Hitler, di camerati festanti, di croci uncinate e il vuoto.
Che cosa schedano e indagano le questure, che cosa vuol sapere il ministero degli Interni di questi che ogni giorno platealmente violano una delle leggi fondamentali della Repubblica, l'articolo 139 della Costituzione: "È vietata la riorganizzazione sotto qualsiasi forma del disciolto partito fascista"?
Sul tema della congiuntura antidemocratica, del colpo di Stato autoritario, della presa del potere non una riga, non un pensiero, per questo la Repubblica democratica può dormire tranquilla, i suoi nemici giurati e inguaribili pensano a tutto meno che a sovvertirla, gli basta, si direbbe, la libertà di recitare il ritorno al passato, non di progettarlo.
Ma attenti: neanche la marcia su Roma e le leggi speciali erano state progettate, sono arrivate da sole quando la democrazia si è arresa senza combattere, quando i ludi cartacei hanno cessato di essere una politica credibile.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …