Giorgio Bocca: Così è nato Il sultanato

02 Ottobre 2009
Ciò che colpisce nell'operaio di oggi, scrive Alfredo Reichlin, è il suo ritorno ad altre epoche, la sua solitudine. Il ritorno ad un tempo in cui il lavoro salariato rappresentava il lato servile della società, la manovalanza senza diritti di un'epoca in cui il mondo del lavoro era senza rappresentanza, relegato nel sottosuolo sociale. Qui, dice Reichlin, c'è la spiegazione della sconfitta della sinistra da cui non si può uscire se non si capisce quello che è accaduto. È accaduto che le classi dominanti, la borghesia mercadora e produttrice, ha capito che doveva attaccare lo Stato democratico 'fondato sul lavoro' della Costituzione, che doveva riprendere in mano tutti i poteri come li aveva avuti l'aristocrazia, più di quanti ne aveva avuti la borghesia nella rivoluzione industriale.
Il Berlusconi che si presenta alle platee moderate come 'uno dei vostri', ha capito d'istinto che bisognava riformare lo Stato, distruggere e attaccare tutte le garanzie liberali, anche quelle della nuova Repubblica democratica. È stata una decisione di 'pancia' prima ancora che di testa, l'infallibile decisione da animale da preda che la sinistra e i lavoratori italiani non hanno capito o hanno finto di non capire. Ogni scelta del nuovo sultanato mirava a quella ripresa totale del potere, seguiva quell'istinto, quella fame di potere, ma a molti sembrava assurdo, impossibile e scambiavano queste scelte reazionarie per un capriccio da padroncino, per una risposta ad un sopruso subito.
Attaccava la magistratura? La pubblica opinione non capiva che era un attacco alla democrazia, pensava che fosse soltanto il risarcimento dei presunti torti subiti dalla burocrazia di un italiano che si era fatto da sé e che non aveva paura dei potenti.
Sdoganava i fascisti preferendoli ai democratici? Era solo uno che andava contro i miti e i riti della sinistra. Perché un fascista non poteva essere un buon cittadino?
Diceva che le tasse erano eccessive e che lui capiva quelli che cercavano di non pagarle? L'italiano medio lo approvava: il peso delle tasse era davvero gravoso.
Quando poi è arrivata l'ondata revisionista, il rovesciamento dei valori democratici, la riabilitazione dei fascisti di Salò alleati fino all'ultimo dei nazisti, l'operazione reazionaria ha calato la maschera, anche se oggi lo spazio che i giornali e la televisione premiano non è l'operazione di verità, ma quella di denigrazione e di falsità storica.
Negli ultimi vent'anni, non un tempo breve, l'osservatore onesto della nostra vita politica si è reso conto che la manovra reazionaria procedeva con larghezza di mezzi e tenacissima volontà di distruzione degli avversari alla costruzione della democrazia autoritaria. Certamente, come osserva Reichlin, la svolta reazionaria è solo in parte opera di Berlusconi e del suo partito: è una svolta mondiale.
È l'illusione capitalistica di risolvere i problemi del mondo con il liberismo economico, cioè con l'avidità invece che con la razionalità.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …