I viaggi sono i viaggiatori

27 Giugno 2016

28 GIUGNO, ORE 18, VIA ROMAGNOSI 3 – MILANO – INGRESSO LIBERO


Il 27 giugno chiude la sala di lettura di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli nella sede storica di via Romagnosi 3.
Il 28 giugno Carlo Feltrinelli, Salvatore Veca e Massimiliano Tarantino hanno il piacere di invitarvi a un aperitivo di saluto in attesa di rivedervi nella nuova sede di Viale Pasubio che aprirà al pubblico alla fine del 2016.

 

Saluti di Carlo Feltrinelli, interventi di Salvatore VecaPaola DubiniClaudia De Lillo (alias Elasti), Elanor ColleoniDavide AgazziLuigi Ambrosio.

 

 

Dal sito www.fondazionefeltrinelli.it:

 

“QUESTA ERA DUNQUE LA NOSTALGIA DEL FUTURO. PARTIRE DALLE COSE AMATE, PER CERCARE”

È una frase di Vittorio Foa che ci è molto cara.

Dalla prossima settimana inizierà ufficialmente il nostro viaggio, corto nello spazio ma vasto nella profondità, che da Via Romagnosi ci porterà verso Via Pasubio.

Il nostro non sarà solo un trasferimento ma anche un modo per ripensarsi per darci l’opportunità di riflettere su cosa siamo stati in tutti questi anni e che cosa vorremmo essere. In questo passaggio non saremo soli. Sappiamo che un futuro è costruibile con il concorso di molti, con chi avrà il piacere di essere con noi.

Abbiamo provato da sempre di pensare il futuro, mossi dalla curiosità di non accontentarsi del presente. Certo possiamo avere peccato, sbagliato (ma errare non è umano? Forse e non è parte del gioco provare a fare?).

Per questo abbiamo pensato che un modo per parlarci non era quello di celebrarci, ma di riflettere in gruppo con chi è accanto a noi, nel nostro tempo, in una città che in questi anni ha attraversato profonde e radicali trasformazioni in termini di persone che la abitano, di luoghi che la connotano, di spazi che si sono aperti, di esperienze vissute.

Nel momento in cui Fondazione Giangiacomo Feltrinelli inizia il suo viaggio verso Pasubio abbiamo pensato che il modo migliore di pensare questo viaggio – geograficamente corto e emotivamente profondo – fosse quello di mettersi sulla soglia dell’uscita e convocare alcune delle domande e delle richieste che affollano le preoccupazioni e le tensioni di noi utopiani e di ascoltare le parole di alcuni di noi che rappresentano mestieri, sensibilità, istanze.

In questi anni ci siamo messi in gioco come istituzione culturale per provare a fare della cultura uno strumento di partecipazione: abbiamo avviato un percorso che vorremmo continuare alla luce degli stimoli che ci arriveranno per provare a capire ciò che cittadini e pubblici diversi chiedono alla cultura, qual è il loro desiderio di città vivibile a partire da una idea di utopia e domani auspicabile.

Per questo, per il prossimo martedì a partire dalle 18.00, nella nostra sede storica di Via Romagnosi 3, abbiamo pensato a una staffetta: un racconto a più voci dove ciascun testimone, in pochi minuti, racconti la propria idea di città, di comunità, di qualità della vita. Anche a partire da ciò che c’era e che non c’è. Da un senso di nostalgia che diventa impegno o da impossibilità che diventano voglia di cambiamento.

Tutto però in soggettiva, portando il proprio vissuto e il proprio punto di vista: vorremmo metterci in ascolto di esperienze e per questo abbiamo invitato una giornalista e blogger mamma di tre bambini, una ricercatrice che si occupa di sostenibilità, un giovane trentenne impegnato nella pubblica amministrazione, Salvatore Veca, Presidente onorario di Fondazione Feltrinelli, per chiudere la serata.

Sarà per noi un modo di ascoltare e prendere nota dei desideri, dei sogni, delle speranze di una città che chiede e (forse, magari con un po’ di presunzione da parte nostra) si aspetta anche da noi delle risposte che diano scenari all’utopia.

Utopia, una parola impegnativa e forse anche presuntuosa. Ma forse si tratta di dare a questa parola una diversa opportunità: non quella del sogno, bensì quella del desiderio.

Le istituzioni culturali sono chiamate oggi a lavorare insieme e contribuire a una migliore qualità del vivere degli abitanti e dei cittadini, di coloro che hanno domande, richieste, esigenze che spesso avvertono come inevase, non curate.

Al centro del nostro viaggio ci sono i viaggiatori, quelli che sono in cerca. Coloro che si muovono non perché qualcuno gli ha proposto il paradiso ma, al contrario, perché non lo trovano. La loro è una «nostalgia di futuro», una condizione che prima di tutto spinge a cercare, a esigere, a chiedere o a tentare di trovare.

Uno dei modi di raccontare questa ansia e quelle domande forse è radunare intorno le molte forme in cui l’inquietudine prova a trovare e a inventare soluzioni, ovvero a dare al futuro una chance nel presente.

 

I viaggi sono i viaggiatori