Cattive notizie

La retorica senza lumi dei mass media italiani

di Michele Loporcaro

Come parla l’informazione pubblica nell’Italia di oggi? Male. Male, s’intende, per i cittadini, anzi, per la formazione di cittadini con una coscienza politica. Parla invece benissimo, in modo perfettamente funzionale, per il mantenimento degli assetti di potere. È questa una critica che al sistema dell’informazione muoveva la cultura di sinistra intorno al Sessantotto: ‟Il quotidiano italiano [è] uno strumento autoritario di repressione. Anche se non è un quotidiano di destra” (U. Eco, 1971). Il meccanismo della repressione era individuato nell’oscurità, nel tecnicismo burocratico che servivano a ‟far passare il discorso”, si diceva allora, ‟al di sopra della testa” del pubblico. Oggi, all’apparenza, è tutto cambiato. Il giornale e il tg parlano per farsi capire da tutti. Parlano, anzi, una lingua ostentatamente ‟vicina alla gente”: il tg variopinto del Duemila è ben diverso dal grigio notiziario dei primi decenni Rai e il giornale oggi a forti tinte (in tutti i sensi) non è più il grigio quotidiano d’una volta. Ma questa immediatezza è, in realtà, la cifra di uno stile che impone la semplificazione populistica anziché l’analisi, la strizzatina d’occhio anziché la spiegazione e, in una parola, l’appello all’emotività anziché al raziocinio. Siamo agli antipodi, dunque, rispetto all’ideale dell’informazione come quarto potere, sede del dibattito razionale sulla politica, nato con l’Illuminismo. Questo stile antirazionale e semplificatorio, che caratterizza l’intero sistema dal tg1 a ‟la Repubblica”, dai tg Mediaset al ‟Giornale”, è perfettamente adeguato allo sfavillio oscurantista dell’Italia d’inizio Duemila. L’Italia è infatti un paese che, quanto alla formazione di un’opinione pubblica, è da sempre alla retroguardia in Europa. Che è passato repentinamente dall’analfabetismo di massa alla teledipendenza, dal controllo sulle coscienze instaurato dalla Controriforma a quello della rivoluzione consumistica. Dunque, capire come parla – e perché parla così – l’informazione pubblica italiana è un esercizio di analisi indispensabile per chiunque voglia comprendere la realtà politica dell’Italia contemporanea.
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Michele Loporcaro

Michele Loporcaro (Roma 1963) è professore all'Università di Zurigo. È autore di numerosi saggi di linguistica, pubblicati in Italia e all'estero. Le sue monografie, specialistiche, portano titoli poco attraenti per …
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  • Marchio: FELTRINELLI
  • Data d’uscita: 17 Febbraio 2005
  • Collana: Campi Del Sapere
  • Pagine: 221
  • Prezzo: 19,00 €
  • ISBN: 9788807103780
  • Genere: Saggistica, Università
Michele Loporcaro: Il giornale, l'immagine e il corpo: l'agonia del Papa

Michele Loporcaro: Il giornale, l'immagine e il corpo: l'agonia del Papa

Le forme con cui il rispetto si mostra pubblicamente cambiano secondo il luogo e il tempo. Nella nostra società del Duemila queste forme, come ogni atteggiamento pubblico, sono influenzate dalla "mediatizzazione" del reale.
Michele Loporcaro presenta Cattive notizie

Michele Loporcaro presenta Cattive notizie

Michele Loporcaro alla presentazione del suo libro Cattive notizie, denuncia lo stato di mass-media italiani, arroccati su posizioni reazionarie anche quando si dichiarano "di sinistra", e impegnati a evitare la formazione di una pubblica opinione. Il tutto mirato al mantenimento dello stato attuale di potere. Lo accompagna nell'analisi l'intervento di Giorgio Moro. La registrazione è avvenuta il giorno 14 aprile presso la libreria Feltrinelli di piazza Duomo a Milano.

Che cantastorie quel giornalista! Intervista a Michele Loporcaro

Se il linguaggio della tv ma anche dei quotidiani è un compendio di populismo, ammiccamenti, superficialità, questo dipende dal fatto che la stampa si è allontanata dai valori riassumibili nella formula del giornalismo come quarto potere e nell'idea della notizia come informazione. Suona come una condanna senza appello quella pronunciata in Cattive notizie. La retorica senza lumi dei mass media italiani, da Michele Loporcaro, 41 anni, romano, ordinario di linguistica romanza all'Università di Zurigo, autore di numerosi saggi pubblicati nel nostro paese e all'estero. È passando al microscopio tecnicamente, appunto, da linguista, la struttura narrativa dei testi giornalistici che Loporcaro arriva alle conclusioni severissime della sua originale analisi.