Riccardo Staglianò: Conservatori Usa all’assalto. Abortire sarà più difficile

02 Dicembre 2004
La destra religiosa va all’attacco sull’aborto. All’ultimo momento il Congresso è riuscito a infilare nella legge finanziaria una clausola che, nei fatti, allarga la possibilità di obiezione di coscienza per i medici. "Potrebbe riguardare la vita di milioni di donne americane - ha denunciato la senatrice democratica Barbara Boxer - useremo tutte le tattiche parlamentari per non farla passare". La disposizione si trova in un pacchetto di norme sul finanziamento di varie agenzie federali perché usa un argomento economico in senso anti-abortista. Sin qui, infatti, l’obiezione di coscienza era limitata a singoli medici che, per motivi morali, non volevano praticare l’aborto. Ma per evitare che l’obiezione paralizzasse intere strutture sanitarie le agenzie federali, statali e locali potevano rifiutare finanziamenti pubblici a ospedali, cliniche e assicurazioni che non fornissero servizi collegati all’interruzione di gravidanza. Se, come sembra scontato, la nuova disposizione passerà, questo strumento di pressione scomparirà e gli obiettori si moltiplicheranno. "Toglierà la possibilità di far applicare le leggi pensate per proteggere la salute delle donne" spiega al ‟New York Times” Luise Melling, dell’American Civil Liberties Union. Gli Stati di New York, Maryland, Hawaii e Washington, ad esempio, sino a oggi sostenevano i costi degli aborti per le donne a basso reddito. Senza quest’arma di ricatto economico, con ogni probabilità non potranno imporre agli ospedali di rispettare l’impegno. "È una risposta - ribatte al quotidiano newyorchese Douglas Johnson, portavoce del National right to life committee - alla campagna orchestrata dai gruppi pro-aborto attraverso il Paese per costringere chi fornisce servizi sanitari a partecipare agli aborti". La disposizione, d’altronde, non è che l’ultima delle avvisaglie di una campagna anti-aborto che si farà sempre più dura. I cristiani evangelici, che grandi meriti hanno avuto nella rielezione del Presidente, non rinunceranno ai loro crediti. Il Congresso è più che mai allineato su posizioni conservatrici. George Bush dovrà nominare almeno uno, ma potrebbero essere anche due o tre, nuovi giudici della Corte Suprema e uno dei criteri con cui li sceglierà sembra essere proprio una provata fede anti- abortista. Per questo motivo, nei giorni scorsi, ha fatto tanto rumore la dichiarazione del senatore repubblicano Arlen Specter, rieletto presidente del comitato giudiziario che avrà giurisdizione sulle nomine del Presidente: "Sarà dura per candidati giudici anti-abortisti ottenere la ratifica del Senato". Una frase che ha scatenato richieste, dalle file della destra religiosa, di rimuoverlo dall’incarico. Di certo la loro attività di lobbing farà, del tentativo di rovesciare la storica sentenza Roe V. Wade che nel ‘73 legalizzò l’aborto, l’obiettivo numero uno. "Credo davvero che la possibilità di scegliere - ha dichiarato al ‟Washington Post” Nancy Keenan, neo-eletta presidente del Pro-Choice America, il principale gruppo pro-abortista - sia un valore americano e che sia condiviso da uomini e donne in tutto il Paese". Sondaggi recenti sembrano darle ragione, dal momento che anche in Louisiana, uno degli Stati più ostili alla possibilità di interrompere la gravidanza, a ottobre il 52 per cento dei votanti registrati dichiarava che l’aborto dovesse restare "a volte legale". Gli stessi repubblicani rischierebbero di spaccarsi come su nessun altro tema nel caso in cui la sentenza Roe fosse cancellata. "Ci sarebbe una rivoluzione nelle strade - ha dichiarato sul ‟Boston Globe” Ann Stone, di Republicans for Choice -. Gliel’ho detto in faccia a Karl Rove e penso che abbia capito". Da un sondaggio Pew Research dell’inizio dell’anno ben il 43 per cento dei repubblicani sarebbero contrari a "rendere più difficile l’aborto". Ma questo era prima delle elezioni, prima che gli evangelici potessero reclamare il loro decisivo contributo al Bush II.

Riccardo Staglianò

Riccardo Staglianò (Viareggio, 1968) è redattore della versione elettronica de "la Repubblica". Ha scritto a lungo di nuove tecnologie per il "Corriere della Sera" ed è il cofondatore della rivista …