Fiasco
di Imre Kertész
Il romanzo contenuto nel romanzo inizia con un viaggio, anzi con un arrivo. Köves (che chiaramente richiama il personaggio di Essere senza destino) ha lasciato Budapest e sta per giungere in una città che non conosce. Le autorità gli consegnano un documento che rappresenta un’identità provvisoria di cui Köves si appropria quasi inavvertitamente, giorno dopo giorno, con la complicità degli altri. Entra in confidenza con tutti e contempla da vicino il loro fallimento. In una città dominata dal terrore e dalla paura di essere deportati (è chiara l’allusione al regime di Rákosi, che ha segnato un’epoca di vero terrore stalinista nella storia dell’Ungheria tra il 1948 e il 1953), incontra i residui di un’umanità che aveva avuto dei sogni, delle aspirazioni e che, adesso, deve accettare il grigiore di una realtà oppressiva in cui nessuno può realizzarsi. Köves cerca invece il suo successo: nell’amicizia, nell’amore, nel lavoro ma giunge immediato il disinganno e il fallimento. Così è anche per il vecchio che riappare, nell’ultimo capitolo, a chiudere la "storia nella storia" del romanzo.
Imre Kertész
Imre Kertész (1929-2016), nato a Budapest, è stato deportato nel 1944 ad Auschwitz e liberato a Buchenwald nel 1945. Tornato in Ungheria nel 1948, ha lavorato prima come giornalista, poi …
Scopri di più sull’autoreLa voce dei sopravvissuti
"Vieni dalla Germania, giovanotto?".
"Sì."
"Dal campo di concentramento?"
"Naturale."
"Da quale?"
"Da quello di Buchenwald."