La sua vita ha il sapore dolce amaro dello sradicamento. Spagnolo, Manuel
Castells ha lasciato il suo paese a causa del giro di vite deciso da Franco alla
metà degli anni Settanta per mettere in riga quella società spagnola sulla
quale il Generalissimo aveva fatto calare una cappa di piombo che negava
libertà a colpi di carcere, guardia civil e garrota. Giunto in Francia
Castells è entrato a far parte di quella piccola, ma ostinata comunità
intellettuale riunita attorno ad Alain Touraine dopo il Maggio francese. Ma
quella francese è stata una parentesi. Rifatte le valigie, Castells si
trasferisce nuovamente, questa volta per libera scelta: destinazione gli Stati
uniti, più precisamente la costa occidentale. Ed è alla Stanford University
che comincia a insegnare, iniziando al tempo stesso a raccogliere materiali per The
Age of Information, la trilogia che lo farà conoscere in tutto il mondo.
Uscita alla metà degli anni Novanta, la trilogia di Castells è frutto dei suoi
studi, inchieste e del suo lungo girovagare per il mondo. La sua vocazione
cosmopolita emerge invece nel testo Galassia Internet. Si
affrontano temi per Castells complementari l'uno all'altro. Da una parte c'è il
nodo dell'identità nelle società del capitalismo flessibile, dall'altra lo
"spazio sociale", cioè Internet, dove il caleidoscopio dell'identità
ha il suo acme. Ma se il primo tema, quello delle identità appunto, è per
l'autore una risorsa per la trasformazione da parte dei movimenti sociali, in
quanto "processo sociale di costruzione di significati e di attributi
culturali ai propri comportamenti a cui è assegnato una priorità maggiore
rispetto ad altri fonti di significato", Internet diventa invece il luogo
dove le sue tesi sulle caratteristiche dell'attuale capitalismo sono messe a
verifica. Per intervistarlo ci vuole un pizzico di pazienza e tanta fortuna,
perché continuamente diviso tra una conferenza all'Onu, l'insegnamento a
Stanford e il ciclo di lezioni a Barcellona. E l'intervista è stata condotta
proprio nei giorni in cui Castells chiudeva la sua casa californiana per
trasferirsi per sei mesi a Barcellona, complice la grande rete che sembra
annullare lo spazio.