Giuseppe Montesano: La scuola dei falsi diplomi

14 Aprile 2003
Nella scuola dove continuo a insegnare amando e odiando il mio lavoro c'è una ragazzina dal sorriso disarmante, che arriva sempre un po' in ritardo perché per lei anche i più semplici gesti quotidiani sono faticosi: è una diversamente abile. La vedo riconosciuta e accolta da tutti come una persona di famiglia; ammiro i genitori, coraggiosi e appena un po' stanchi; partecipo ai collegi in cui si cerca di fare per lei il possibile, e mi arrabbio all'idea che il taglio degli insegnanti, di sostegno e non di sostegno, sia pagato in prima persona da lei, e sempre dai più deboli. Ed è a lei e a quel suo sorriso disarmante che ho pensato quando è scoppiata il vergognoso scandalo dei diplomi falsi con cui un centinaio di insegnanti di sostegno ha «trovato» un posto. La truffa è gigantesca e indegna, ma non si può dire che risulti sorprendente. Alzi la mano chi non ha mai sentito sussurrare di corsi semi-fantasma costati decine di milioni; alzi la mano chi non si è mai chiesto come mai su una questione così delicata e intricata non ci sia mai stato un vero controllo; e alzi la mano chi non ha mai pensato che almeno qualcuno di quei diplomati non fosse animato da carità e senso sociale, ma solo dalla fame di un posto a tutti i costi. C'è qualcuno che la alza? Si spera proprio di no. Eppure, è solo oggi che la mostruosità dei diplomi falsi viene alla luce, e solo in seguito a un avvenimento in fondo casuale. Nella scuola dove continuo a insegnare amando e odiando il mio lavoro c'è una ragazzina dal sorriso disarmante, che arriva sempre un po' in ritardo perché per lei anche i più semplici gesti quotidiani sono faticosi: è una diversamente abile. La vedo riconosciuta e accolta da tutti come una persona di famiglia; ammiro i genitori, coraggiosi e appena un po' stanchi; partecipo ai collegi in cui si cerca di fare per lei il possibile, e mi arrabbio all'idea che il taglio degli insegnanti, di sostegno e non di sostegno, sia pagato in prima persona da lei, e sempre dai più deboli. Ed è a lei e a quel suo sorriso disarmante che ho pensato quando è scoppiata il vergognoso scandalo dei diplomi falsi con cui un centinaio di insegnanti di sostegno ha "trovato" un posto.
La truffa è gigantesca e indegna, ma non si può dire che risulti sorprendente. Alzi la mano chi non ha mai sentito sussurrare di corsi semi-fantasma costati decine di milioni; alzi la mano chi non si è mai chiesto come mai su una questione così delicata e intricata non ci sia mai stato un vero controllo; e alzi la mano chi non ha mai pensato che almeno qualcuno di quei diplomati non fosse animato da carità e senso sociale, ma solo dalla fame di un posto a tutti i costi. C'è qualcuno che la alza? Si spera proprio di no. Eppure, è solo oggi che la mostruosità dei diplomi falsi viene alla luce, e solo in seguito a un avvenimento in fondo casuale.
Sia lode al Ministro dell'istruzione ex-pubblica per la celerità nella decisione, e sia lode al Provveditorato per la prontezza dell'azione, ma certo viene voglia di chiedere: e se un funzionario di Modena non si fosse accorto del diploma falso, per quanto tempo le cose sarebbero andate avanti tranquillamente? Non ci fa una bella figura, l'organismo che dovrebbe regolare la burocrazia nella scuola. La denuncia di uno scandalo che sembra riguardare soprattutto la Campania e Bari doveva venire da Modena? Ma dov'erano le Università e i Sindacati e i Provveditorati e i Ministeri quando si fabbricavano diplomi falsi e si stilavano graduatorie fasulle? Di cosa si è trattato: di lassismo, di passività, di incapacità, di silenzio-assenso, di lasciar correre? O peggio? Ma su questo si spera che la magistratura ordinaria faccia il suo lavoro, e lo faccia bene e senza riguardi per nessuno. Forse si scoprirà che sono tutti innocenti? Tutti truffati sempre da qualcun altro? Tutte anime pure? Può darsi, come può darsi che nell'intrico di leggi e leggine da cui è strangolato questo Paese, alla fine colpevoli risultino solo gli onesti: di sicuro c'è invece che si farà ancora più difficile la situazione per chi davvero lavora, per gli insegnanti di sostegno non fasulli, e per i loro ragazzi. Ma è tutto il sistema scolastico che ne uscirà con le ossa rotte. "Ecco", si dirà, "cosa capita nella scuola pubblica! Vedete? Solo imbrogli e truffe, e nient'altro". Dimenticando che proprio un controllo scarso o inesistente su corsi privati-pubblici che intascavano miliardi da studenti e contribuenti ha creato il caso. "Avete visto? Spendiamo i nostri soldi inutilmente per gli insegnanti di sostegno". Inutilmente? Andatelo a spiegare ai genitori di quei ragazzi, e chiedetevi cosa pensereste al loro posto. E infine, si leverà il solito qualunquismo: "Ma sì! Tutti gli insegnanti non fanno niente, tagliamoli e mettiamo al loro posto un computer". E gli insegnanti e ragazzi e i dirigenti che lavorano sul serio saranno lasciati soli di nuovo: in aule che cadono a pezzi, in balia di riforme create per portarli alla pazzia, soffocati tutti da una burocrazia asfissiante e immorale: la stessa, la stessa che ha reso possibile i diplomi fasulli, l'idea del posto facile e il disprezzo assoluto per la legalità. Ma si ha davvero voglia di andare fino in fondo, di controllare e verificare la famigerata qualità dei servizi? E allora, tanto per fare un esempio, si vada a controllare sul serio quel privato che tanto viene esaltato, si veda come negli istituti parificati siano pagati i docenti, e come si facciano i famosi "salti", e come e se tutte le norme vengano rispettate. In quegli istituti "legalmente riconosciuti" tutto funziona in modo perfettamente legale, ne siamo tutti certi: ma c'è qualcuno disposto a sottoscrivere tale certezza? La vicenda dei diplomi falsi riapre ferite che non vanno chiuse con la solita faciloneria, soprattutto in una città e in una regione dove la mancanza di lavoro è per troppi un dramma, e che di tutto ha bisogno tranne che di mancanza di legalità. Alla fine quella che corre il rischio di essere la sola vittima è proprio lei, la ragazzina dal sorriso disarmante che ogni mattina entra a scuola chiedendo con muta dolcezza accoglienza e aiuto: è a lei e agli altri, agli onesti, che bisognerà rendere conto.

Giuseppe Montesano

Giuseppe Montesano è nato a Napoli. Ha pubblicato due romanzi: A capofitto e Nel corpo di Napoli (Premio Napoli, Superpremio Vittorini, Premio La Torre, Premio Scommesse sul Futuro, finalista Premio …