La destra attacca il Premio Strega per il romanzo di Mira su Acca Larentia

12 Aprile 2024

Valentina Mira, autrice del romanzo Dalla stessa parte mi troverai (edito SEM), nella dozzina dei libri finalisti al premio Strega 2024, è stata attaccata dalla destra con l’accusa di revisionismo sul caso Acca Larentia, ma la risposta dell’autrice non si è fatta attendere.

“È evidente che il libro non è stato letto perché io non parlo dei fatti di Acca Larentia, ma di Mario Scrocca la cui vicenda non volevo andasse perduta” ha dichiarato l’autrice, “Mi accusano di revisionismo, di non avere pietà per le vittime di Acca Larentia, ma fanno una confusione strumentale dimostrando di non conoscere le mie pagine: i ragazzi che morirono in quegli anni terribili erano tutti vittime, spesso non avevano neppure il libero arbitrio di decidere il proprio destino. L'ho scritto e lo ripeto. Diverse invece sono le commemorazioni con i saluti romani e le croci celtiche. Quelli proprio non posso giustificarli, perché io sono e resto antifascista.”

Il romanzo Dalla stessa parte mi troverai, proposto al premio Strega dal giornalista Franco Di Mare, era stato descritto dai detrattori come un manifesto di «odio antifascista» e una «ricostruzione a senso unico» dei fatti di Acca Larentia, ma – come puntualizza anche lo scrittore Paolo Di Paolo su La Repubblica – è invece mosso dal desiderio di “raccontare una storia d'amore: quella fra una donna e un uomo, Rossella e Mario Scrocca, attestato nel 1987 come uno dei responsabili della strage e morto in carcere in circostanze che restano opache”. Scrive Di Paolo: “Mira costruisce una sorta di reportage emotivo dal decennio che precede la sua nascita, interessata essenzialmente a dare voce al dolore di Rossella. Non offende la memoria delle vittime; non dà un contributo alla «fiera del revisionismo», come la vicecapogruppo di FdI alla Camera Augusta Montaruli definisce addirittura questa edizione del Premio Strega. Si ferma su un dettaglio ulteriormente doloroso di una storia tragica: una morte derubricata come «danno collaterale», ingiustizia nell'ingiustizia. Chi può sindacare sul diritto di raccontarla? Usare pretestuosamente un romanzo e un premio letterario per giocare alla guerra dei revisionismi e difendere pantheon comunque indifendibili è, più che discutibile, pericoloso”.

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