Massimo Mucchetti: Rete elettrica italiana, quotazione a rischio. Per la vera concorrenza servono nuove centrali

22 Aprile 2004
Il parere dell' Antitrust contrario alla presenza dell' Enel e di altre aziende elettriche nel capitale della società che nascerà dalla fusione tra Terna e il Grtn (Gestore nazionale della rete) iscrive una radicale riserva sul progetto di quotazione della rete elettrica italiana ad alta e altissima tensione quale è stato annunciato dall' amministratore delegato dell' Enel, Paolo Scaroni. La legge stabilisce che entro il 2007 l' Enel dovrà scendere al 20% di Terna. Gli altri soci non potranno avere più del 5% ciascuno. Nel frattempo Terna dovrebbe assorbire il Grtn (Gestore nazionale della rete), ente pubblico che governa il dispacciamento e stabilisce gli investimenti sull' infrastruttura. Questo passaggio desta viva preoccupazione tra i produttori privati, dalla Edison alle ex municipalizzate, da Endesa Italia alla Energia del gruppo De Benedetti. Si teme una distorsione monopolistica delle funzioni finora affidate al Grtn da parte di una Terna nella quale l' Enel continuerebbe a essere l' azionista di riferimento. L' Antitrust condivide questi timori. Per tranquillizzare i concorrenti, Scaroni ha lasciato intendere che l' Enel sarebbe disposta a scendere anch' essa al 5%. E i privati a loro volta potrebbero acquistare quote equivalenti di Terna per partecipare alla gestione. Ma nessuno, al momento, sembra voler mettere mano al portafoglio. Prende corpo così il progetto della privatizzazione a tappe: entro l' estate l' Enel colloca in Borsa il 49% di Terna; in autunno trova il modo di cedere alla Cassa depositi e prestiti (CDP) il 30-35%; ai primi del 2005, infine, Terna rileva dal Grtn l' attività di dispacciamento lasciando all' ente pubblico l' Acquirente unico e il Gestore del Mercato, le due funzioni più sensibili ai fini della tutela della concorrenza. La posizione dell' Antitrust - un parere del quale il governo può anche non tener conto - è più netta: meglio un soggetto che possa perseguire l' interesse pubblico; altrimenti, privatizzazione totale e fuori tutti gli elettrici. E fuori pure l' Eni dall' altra grande rete energetica, la Snam Rete Gas. La privatizzazione a tappe con l' intervento della CDP non è stata ancora valutata dall' Antitrust, che non si pronuncia su ipotesi. Certo, se dopo la quotazione di Terna l' Enel decidesse la scissione della sua residua partecipazione, il ministero dell' Economia e la CDP, in quanto azionisti al 60% del colosso elettrico, si troverebbero automaticamente in mano il 30% della società della rete e Scaroni si troverebbe automaticamente fuori. Per fare i soldi che si aspetta, il ministero potrebbe passare a CDP la sua quota e il cerchio sarebbe chiuso, con soddisfazione di molti. In Europa, d' altra parte, le reti ad alta tensione sono gestite da società partecipate dai produttori, come in Spagna, da società statali, come in Francia, e da public company senza produttori come nel Regno Unito. Il beneficio che potrà derivare all' economia italiana da tutte queste mosse e contromosse appare tuttavia limitato. Per avere energia a basso costo, più che sulla proprietà delle reti, bisognerebbe intervenire sui tempi di costruzione delle nuove centrali in modo da avere quella leggera sovraproduzione che scatena la vera concorrenza e manda fuori mercato le centrali inefficienti che ancora fanno il prezzo alla Borsa elettrica. Il ministro delle Attività produttive, Antonio Marzano, ha rivelato di aver fatto delle riflessioni in materia. Si attende che passi all' azione.

Massimo Mucchetti

Massimo Mucchetti (Brescia, 1953) è oggi senatore della Repubblica. Ha lavorato al “Corriere della Sera” dal 2004 al 2013. In precedenza, era stato a “l’Espresso” per diciassette anni. E prima …