Gianni Riotta: Le Americhe sono due, gli europei non lo vedono

20 Maggio 2004
Rosalia Salerno, impiegata al comune di Boston, si commuove celebrando le nozze di Joe Rogers e Tom Weikle: "Convivete da anni, ma vi mancava il pubblico sigillo matrimoniale che io oggi appongo". Il Massachusetts è il primo Stato americano ad approvare nozze di cittadini omosessuali infrangendo, come tante volte nella sua storia plurisecolare, preconcetti diffusi. Il primo è che gli Stati Uniti siano decaduti a Paese "fascista", dominato da una "giunta militare". Le nozze gay sono legali solo in Belgio, Olanda e qualche regione del Canada. Non è strano che i reazionari americani, che dicono no ai trattati di Kyoto, torturano ad Abu Ghraib, censurano il film di Michael Moore sul presidente Bush e sostengono la pena di morte, diventino d'improvviso campioni di tolleranza? Ricordate lo slogan acido, "Americani figli di Marte, europei figli di Venere"?, beh, almeno in Massachusetts sembra che Venere indossi il peplo a stelle e strisce. Che accade in realtà? Che gli Stati Uniti, da ormai quasi una generazione, si polarizzano in due metà, una religiosa, conservatrice, rurale e dei quartieri residenziali e un'altra progressista, metropolitana, multiculturale. La prima metà vota repubblicano, legge la Bibbia, detesta Darwin e l'aborto, beve birra con gli hamburger e predica la castità come anticoncezionale. La seconda vota democratico, è favorevole a sacerdoti donna, sostiene la fecondazione artificiale e l'aborto, stappa Pinot sul sushi, fa volontariato nei centri per le donne picchiate e compra le utilitarie a motore verde. Le due Americhe si dividono su tutto, Disney o la musica rap, baseball o calcio, jeans Levi's o Armani, Bush o Kerry, ed è una follia che gli europei non se ne rendano conto. Il primo mito strapazzato dagli yankee iconoclasti, con un provvedimento che mancherà per anni in Europa e per decenni in altre parti d'America, è quello della nazione reazionaria, marines machisti dediti a guerre feroci. Il secondo chiama a una riflessione anche noi italiani, che abbiamo appena ricordato il trentesimo anniversario della vittoria dei no al referendum contro il divorzio. Si disse allora che la svolta voluta da Marco Pannella, per una volta alleato con i media, ‟Corriere”, ‟Stampa”, ‟Messaggero”, ‟Espresso” e ‟Panorama”, avrebbe distrutto la famiglia e che il matrimonio diventava un optional. Il giornale underground ‟Re Nudo” titolava "La famiglia è una camera a gas", il poeta beat Gregory Corso lamentava in una ballata "Sposarmi? Fare il bravo?". Il totem dei fiori d'arancio sembrava abbattuto, "Che c'entra la carta bollata con l'amore?" si disse celebrando una "coppia aperta" presto svanita in scenate di gelosia da Otello. Le nozze dei gay in Massachusetts smentiscono gli antiamericani, danno motivo di orgoglio ai progressisti, ma, a ben guardare, sono i conservatori, adesso scandalizzati, ad avere l'ultima parola. Le nozze, il sì borghese, l'abito bianco, l'approvazione della società e dei familiari, il banchetto matrimoniale, le fedi al dito, riti che sembravano tramontare con la tradizione perbene insidiata dalla rivoluzione sessuale, sono invece rivendicati anche dagli omosessuali, che abiurano la "diversità" e chiedono di fare parte a tutti gli effetti della comunità "normale", pensione, assegni familiari, nozze d'argento. Messe in naftalina le arringhe contro la famiglia patriarcale, chiedono rispettabilità e consenso sociale: non sono i temi più cari ai tradizionalisti? Davvero viviamo in tempi di straordinario cambiamento, care lettrici e cari lettori, e solo cavando il meglio da noi stessi eviteremo intolleranza ed errori. Se non vi bastano le nozze civili, ecco l'auspicio di uno sposino gay cattolico: "Io e il mio compagno siamo ora legali davanti allo Stato. Prima di morire spero di sposarmi anche nel seno della mia Chiesa, davanti al mio vescovo e al mio Papa. Quanto al mio Dio, so già che nella sua infinità bontà mi sorride da sempre con amore". Auguri!

Gianni Riotta

Gianni Riotta, nato a Palermo nel 1954, ha studiato all’Università di Palermo e alla Columbia University di New York. Ha lavorato come giornalista per varie testate da Roma e da …