Gianni Riotta: Ecco come noi “kuffar”, cani infedeli, batteremo la strategia del terrore

28 Luglio 2005
Diceva Lev Tolstoj, grande scrittore pacifista a lungo soldato: ‟Possiamo disinteressarci della guerra, ma la guerra si interessa di noi”. La lunga pace europea, datata 1945, ci ha disinteressato ai conflitti e adesso i conflitti si interessano di noi. Se ragioniamo come suggerisce Tolstoj, possiamo osservare che la fase odierna della Prima Guerra Globale si combatte su tre fronti distinti.
L’Iraq, dove le forze della coalizione stentano a controllare i rivoltosi, ex baathisti e jihadisti stranieri; la guerra al terrorismo infiltrata da Londra all’Asia; la battaglia delle idee, per sottrarre consensi ai fondamentalisti. Per non soccombere, dobbiamo adottare una strategia mentale duttile. I lettori che si considerano ‟falchi”, pronti a contrastare il terrore con le armi e la repressione, devono riconoscere che la vittoria in campo a nulla serve se non isola i ribelli dalle loro comunità. I lettori che si ritengono ‟colombe”, e rifuggono da ogni impegno militare, devono con umiltà accettare che la sola ‟battaglia di idee” non disarma il nemico. Non si tratta di fare né i duri, né i teneri: occorre essere seri, nell’interesse dei nostri figli, come dei figli del nemico. Ai nostri occorre garantire pace, agli altri libertà e sviluppo. Se perdiamo perderanno anche loro. Come si vince una guerra? Lo chiedo al tenente colonnello Pierre Lessard, collaboratore di Parameters, rivista dell’‟Army War College”, università dell’esercito Usa, e la risposta è antica come Tucidide: ‟Le guerre hanno successo quando gli obiettivi politici sono stati raggiunti in modo duraturo”. In Iraq la guerra sarà vinta quando il governo controllerà il Paese e la violenza sarà sporadica. La guerra al terrore, una guerra asimmetrica, sarà lunga e non si spegnerà per molti anni. Quali sono gli obiettivi di vittoria? Sconfiggere i terroristi islamici con la forza, senza perdere le libertà democratiche, la capacità di integrare culture diverse e senza precipitare nel razzismo e nell’autoritarismo.
Per farlo, e qui ripeto, ‟falchi e colombe” devono rinunciare ai rispettivi pregiudizi, occorre ricordarsi che siamo tutti kuffar, cani infedeli, il termine con cui i siti Internet dei fondamentalisti ci insultano. Lo studioso Gilles Kepel spiega che kuffar siete voi, io, i ‟crociati”, vale a dire tutti i cristiani, il Papa e il teologo dissidente Boff, kuffar sono Bill Gates e i ragazzi no global, ‟sporchi kuffar ‟ gli ebrei, Sharon, Peres, Moni Ovadia e Toaff, tutti insieme. Berlusconi e Prodi sono kuffar, Bush e Chirac, il segretario Onu Kofi Annan è kuffar come Mandela, Sonia Gandhi e il Dalai Lama, che al Qaeda sgozzerebbe perché ‟politeisti” al pari dei cristiani. Ma soprattutto, conclude Kepel, e qui i lettori che nell’angoscia del dopo Londra e Sharm imprecano ‟ammazzarli tutti quelli lì!” devono aprire orecchie e cuore, sono ‟cani kuffar ‟, esseri spregevoli da massacrare, ‟i musulmani che non si lasciano intossicare dall’ideologia della jihad”. Le guerre di rivolta che usano il terrorismo possono battersi - insegna il tenente colonnello Robert Cassidy della Military Review -, ci sono riusciti gli Usa nelle Filippine e gli inglesi in Kenya, Malesia e Borneo, ma lo stratega Eliot Cohen ammonisce: ‟Occorrono tempo e pazienza”, la capacità di non mollare davanti alle vittime seminate dagli attentati. Cohen, consigliere di Bush che ha appoggiato la guerra in Iraq, medita adesso con drammatica serietà: suo figlio, ufficiale, combatte a Bagdad, sperimentando sulla propria pelle la bontà del piano di guerra paterno. È una parabola per tutti noi. Saranno i figli a pagare il prezzo dei nostri errori: le armi senza idee perdono, le idee senza armi sono spuntate. Falchi e colombe finiranno impagliati, abbiamo davanti anni per donne e uomini coraggiosi e generosi, capaci di agire con saggezza, in guerra e in pace.

Gianni Riotta

Gianni Riotta, nato a Palermo nel 1954, ha studiato all’Università di Palermo e alla Columbia University di New York. Ha lavorato come giornalista per varie testate da Roma e da …