Enrico Franceschini: Un gigantesco rogo terrorizza Londra

12 Dicembre 2005
La peggiore esplosione mai avvenuta in Europa in tempo di pace produce, ‟miracolosamente”, soltanto decine di feriti e una grande paura. È successo all´alba di ieri, quaranta chilometri a nord di Londra, vicino a Luton, uno dei quattro aeroporti della capitale britannica: il deposito di petrolio di Buncefield, quinto più grande del Regno Unito con una capienza pari al 5 per cento del fabbisogno nazionale, è saltato in aria in una serie di tre spaventosi boati tra le sei e le sei e trenta del mattino, avvolgendo l´intero impianto in un enorme rogo e oscurando il cielo con colonne di denso fumo nero, visibile da decine di chilometri di distanza. Il primo pensiero di tutti è corso a un nuovo attentato dopo quello che il 7 luglio scorso ha insaguinato la metropolitana di Londra: la data, 11 dicembre, rimandava cupamente ad altre giornate tragiche di questi anni di terrorismo, dall´11 settembre di New York all´11 marzo di Madrid. Ma la polizia tende ad escluderlo: ‟Non c´è nulla che indichi niente di diverso da un incidente”, dice Frank Whitely, capo delle forze dell´ordine dell´Hertfordshire, la contea teatro della sciagura.
Le cause delle tre esplosioni, d´altra parte, restano al momento insolute. E se si tratta soltanto di un incidente, ha comunque ha gettato nel caos un´intera regione: due alberghi (Ramada e Holiday Inn) evacuati, perché lo scoppio ha sventrato tutte le finestre; evacuati pure i residenti delle cittadine più vicine al deposito, per ragioni di sicurezza; la popolazione della contea invitata a ‟rimanere in casa, con le finestre chiuse”, per evitare di respirare gas tossici; l´autostrada M1 chiusa al traffico per ore, perché avvolta dal fumo. Perfino da Londra si vedeva un pezzo di cielo annerito dall´incendio. Naturalmente poteva andare molto peggio. ‟E´ il più grande incendio che io abbia visto e probabilmente il più grande mai visto in tutta Europa in tempo di pace”, afferma Roy Wilsher, capo dei pompieri dell´Hertfordshire, notando che è ‟un miracolo” se non ci sono stati morti. Ce ne sarebbero stati certamente se l´esplosione fosse avvenuta in pieno giorno, durante l´orario di lavoro, ma alle sei del mattino solamente una decina di guardiani si trovavano nell´impianto: alcuni sono finiti in ospedale, uno è in rianimazione, peraltro ‟non in condizioni critiche”, per sintomi da soffocamento. In tutto, i feriti sono quarantatrè, e nessuno pare avere riportato ustioni: circostanza che ha dell´incredibile per un incendio di queste proporzioni. Ora il problema è spegnerlo: bisognerà aspettare che bruci tutto il petrolio, e ci voranno giorni.
Appena è sfumata l´ipotesi dell´attentato, gli inglesi hanno tirato un sospiro di sollievo: all´inizio si era sparsa la voce che un aereo-kamikaze si era gettato sul deposito di carburante, uno degli scenari tipici studiati dalle forze antiterrorismo di questo e di altri paesi, dall´undici settembre 2001 in avanti. ‟Credevo che ci avesse colpito un missile”, racconta Mike Carlish, che vive a meno di quattro chilometri di distanza, ‟lo scoppio è stato così forte che ha fatto tremare la casa e fatto cadere l´intonaco dal soffitto”.

Enrico Franceschini

Enrico Franceschini (Bologna, 1956), giornalista e scrittore, è da più di trent'anni corrispondente dall’estero per “la Repubblica”, per cui ha ricoperto le sedi di New York, Washington, Mosca, Gerusalemme e …