Giovanni Pons: Così Consorte ha aiutato Gnutti a vendere Telecom a Tronchetti

19 Gennaio 2006
‟Consulenze per l’avventura in Telecom”. Così Gianni Consorte e Ivano Sacchetti hanno giustificato i 50 o più milioni di euro trovati dagli inquirenti sui loro conti. Ma qual è stato il ruolo dei due manager nei due anni di gestione Telecom in epoca Colaninno? In effetti, quantomeno nei mesi precedenti la vendita alla Pirelli, l’Unipol un servizio particolare e delicato per l’Olivetti l’ha reso: ha comprato grandi quantità di azioni in Borsa, tentando di sorreggere le quotazioni in picchiata della società di Ivrea.
Nei primi sei mesi 2001, il gruppo Olivetti-Telecom è alle corde. Il voto contrario sul bilancio e le dimissioni del consigliere Angelo Benessia innescano un’inchiesta della Consob. Scoppia il caso Telekom Serbia, le banche creditrici della Hopa chiedono il rientro dell’esposizione. Tanto che deve intervenire la Chase Manhattan, guidata da Federico Imbert, con un prestito tampone da 350 milioni. A metà marzo il titolo Olivetti scende sotto i 2 euro e a Brescia scatta l’allarme rosso: al ristorante La Sosta Emilio Gnutti viene preso a male parole dai suoi compagni di avventura.
È in questa cornice che la Unipol di Consorte e Sacchetti comincia a dispiegare una sorta di paracadute per Olivetti, comprando grandi quantità di azioni sul mercato. Un servizio che generalmente viene richiesto alle banche d’affari. Ma invece di rivolgersi all’esterno probabilmente i soci della Bell preferiscono bussare alla porta di uno dei loro azionisti, l’Unipol, che mette a disposizione le proprie risorse per frenare la caduta. Il 29 giugno, quando Bell conclude un aumento di capitale per 250 milioni, Unipol è in possesso di almeno 53 milioni di titoli Olivetti contro i 16 di fine 2000. Il grosso degli acquisti è già avvenuto e solo una piccola parte di azioni, 7,5 milioni, viene conferita all’aumento.
Unipol ha infatti un vincolo regolamentare da rispettare: non può incrementare la sua quota in una società industriale oltre una certa soglia del proprio patrimonio. Insomma, la gran parte dei titoli rastrellati sul mercato, 48,5 milioni di azioni, restano nella disponibilità di Unipol fino a fine luglio. E qui si entra nel vivo della vicenda. Tra giugno e luglio il titolo Olivetti ha navigato tra 2,1 e 2,3 euro. Gnutti e Silvano Pontello, direttore generale dell’Antonveneta, sono alla disperata ricerca di un compratore cui cedere tutto il pacco di azioni Olivetti. Il 27 luglio 2001, un venerdì, è in corso un cda di Telecom. Gnutti si avvicina a Colaninno e gli comunica che Pirelli è intenzionata a chiudere l’acquisto del 22,58% Olivetti. Colaninno è contrario, ma Gnutti lascia il cda e corre in via Bigli, centro di Milano, nell’abitazione di Tronchetti Provera dove lo aspetta anche Carlo Buora. Imbert arriva a casa Tronchetti verso le 18: un pre-accordo sul prezzo c’è già, si tratta di definire gli ultimi dettagli. Pirelli pone due condizioni: acquisterà solo le azioni Olivetti e non l’intera Bell; e Colaninno deve uscire dal gruppo.
Dopo un’ora arriva la stretta di mano Gnutti-Tronchetti e il prezzo viene fissato a 4,175 euro. Il sabato mattina Gnutti, insieme ad alcuni soci Bell tra cui Pontello, Ettore Lonati e Giorgio Cirla, si recano a Mantova per convincere Colaninno a passare la mano. Il potere di veto dell’allora presidente di Telecom viene pagato caro: i soci accettano di riconoscere un premio di 150 miliardi di lire a Colaninno per l’uscita e di 50 miliardi di lire a Gnutti per aver condotto con successo le trattative. I soldi arriveranno attraverso l’interposizione della Gpp, che spalma una parte della plusvalenza Bell sui conti dei due manager minimizzando l’impatto fiscale.
Consorte entra in scena il sabato pomeriggio a Lugano, dove si svolge l’assemblea Bell che deve dare il via libera all’intera operazione. Secondo lo statuto della società occorre il consenso del 75% del capitale, una maggioranza molto elevata. Unipol è piena di azioni Olivetti rastrellate per sostenere il titolo, e che rischiano di restare fuori della partita. Ma i soci Bell decidono di acquistare 36,5 milioni di azioni Olivetti da Unipol a 3,01 euro e di aggiungerle a quelle già possedute (1.644 milioni) e alle stock option di Colaninno (16 milioni) formando così un pacco da 1.700 milioni di azioni che verranno di lì a poco consegnate alla Pirelli al prezzo di 4,175 euro.
Il servizio di sostegno al titolo è così riconosciuto e pagato. Ma all’Unipol dovrebbero andare anche i rimanenti 1,17 euro (la differenza tra 4,17 e 3,01) che vengono pagati dalla Pirelli. Invece, 42 milioni di euro (36,5 milioni di azioni per 1,17) o restano nelle casse della Bell o, più probabilmente, vengono dirottati altrove. La possibilità è che finiscano nelle disponibilità personali di Consorte e Sacchetti, anche se questa è per ora solo un’ipotesi investigativa. Altri 12 milioni di azioni Olivetti vengono vendute dall’Unipol alla Hopa sempre a 3,01 euro e di lì finiranno nella C+G, che verrà poi trasformata in Holinvest.
Ma non è finita. Nel mezzo delle trattative per la revisione del prezzo, due mesi più tardi, Gnutti viene colpito da un malore cardiaco. E l’interlocutore principale di Tronchetti diventa Consorte, sostenuto da Cirla e Vincenzo De Bustis, direttore generale del Montepaschi. Il numero uno della Unipol conduce in porto con successo una trattativa difficile, con soddisfazione di entrambe le parti. E, con ciò, mette il fiocco sulla sua prestazione personale al fianco di Gnutti e dei suoi soci nella partita Telecom.

Giovanni Pons

Giovanni Pons lavora alla redazione milanese de ‟la Repubblica” come caposervizio dell'economia. Ha esordito a ‟Milano Finanza” e ha scritto successivamente per altri periodici specializzati: ‟Investire”, ‟Borsa & Finanza” e …