Gianni Riotta: Calcio. Lippi e Cannavaro, catenaccio contro il contropiede di Rossi

25 Maggio 2006
Il commissario della Federcalcio Guido Rossi s’è detto orgoglioso e commosso, nel ricevere in dono la maglia azzurra della Nazionale con il numero 10 e il suo nome sulla schiena. Era sincero: docente universitario, parlamentare, uomo celebre dell’economia, Rossi si emoziona per i colori che, fin da bambini, riscaldano il cuore, perché un goal della Nazionale incarna i ‟pochi momenti come questo belli” che ‟a quanti l’odio consuma e l’amore è dato sotto il cielo di vedere”, secondo Saba negli struggenti versi di ‟Goal”. Immagino i sarcasmi che l’emozione di Rossi ha suscitato nei manager opportunisti, nei dottori con le siringhe colme di olio di serpente, nei farmacisti occhiuti, nei procuratori malevoli, negli arbitri corrotti, nei giornalisti felloni, nei giocatori allibratori, nei sensali guappi. Un professionista che ama il calcio e ci crede come uno scolaro alla prima partita! Che risate si farebbero, non fossero intenti a difendersi dalle intercettazioni. Rossi, naturalmente, ingenuo non è, e l’ex magistrato Francesco Saverio Borrelli nemmeno, pur se il calcio si rivelerà più tosto dell’aristocratica equitazione cui è avvezzo. Ma la grande squadra del racket pallone sta già mettendo in atto il suo catenaccio subdolo, per smorzare il contropiede di Rossi Guido: e si ripromette di neutralizzarlo, con le buone o con le cattive, per fermarlo in tackle, come la difesa del Brasile non seppe fare nel 1982 con il suo omonimo centravanti Rossi Paolo. Può darsi, infatti, che fosse giusto riconfermare il tecnico della Nazionale Marcello Lippi, può darsi che non fosse il caso di sfilare la fascia da capitano azzurro, onorata negli anni da Facchetti, Zoff e Paolo Maldini dal bicipite di Cannavaro, già celebre per le trasfusioni in diretta tv. Può darsi. Certo sarebbe meglio intimare a Lippi di non accusare i giornali di essere puzzolenti, solo perché un columnist autorevole, Gianni Mura di ‟Repubblica”, ha invitato a confermarlo, ma alla Montanelli, ‟turandosi il naso”. Di altre cronache, non esattamente odorose di bucato, Lippi avrebbe fatto bene a lagnarsi e i suoi nuovi dirigenti dovranno spiegargli che aveva torto, marcio, a schernire l’allenatore Zeman perché ‟criticava il sistema calcio dall’interno”. Denunciare in libertà le storture di un organismo serve a migliorarlo, non a minarlo. Lippi e Cannavaro non la pensano così: sbagliano, e non è tardi da qui al Mondiale per indurli a trattare l’opinione pubblica, se non con contrizione, almeno con rispetto. Noi ci fidiamo degli auspici di Rossi sull’integrità di Lippi e capitan Cannavaro, ma li invitiamo con energia alla modestia, visto che non sono dei Pelè di perspicacia e in tanti anni non hanno mai subodorato nulla di quanto accadeva, ciechi e sordi al punto da scagliarsi contro altri colleghi più sensibili, con violenza sprezzante. Parlando al mio vecchio amico Alberto Flores, l’allenatore degli Stati Uniti, il paisà Bruce Arena, ha detto che sarà strano scendere in campo contro azzurri che scommettevano. Questo clima ci sarà contro in Germania, dagli spalti alla Fifa, e non aiuta che il ministro della Giustizia Mastella si dichiari amico di Luciano Moggi, innocente certo fino a prova contraria, ma in nome del sacrosanto garantismo il Guardasigilli dovrebbe astenersi sempre da dichiarazioni, pro o contro gli indagati, né aiutano le campagne per equiparare vessatori a persone perbene. Rossi deve ordinare a Lippi e ai giocatori di non permettersi più atteggiamenti arroganti, di servire la maglia, e i tifosi, con la devozione da lui dimostrata lunedì. Noi tiferemo Italia, come sempre, ma preoccupati che gli agognati successi della Nazionale diventino amnistia populista per i corrotti. È in gioco una passione: dobbiamo lavorare perché anche la leva calcistica 2000, come noi, possa commuoversi con candore, adulta, davanti all’azzurro.

Gianni Riotta

Gianni Riotta, nato a Palermo nel 1954, ha studiato all’Università di Palermo e alla Columbia University di New York. Ha lavorato come giornalista per varie testate da Roma e da …