Massimo Mucchetti: Consumatori e capitalisti: quando la Commissione Ue si trova davanti al bivio

02 Gennaio 2007
Il 2006 è stato un anno importante per la politica della concorrenza anche perché ha fatto emergere i limiti di una Commissione Ue impegnata a garantire la libera circolazione dei capitali più che a tutelare i consumatori, famiglie o imprese che siano. I commissari alla Concorrenza e al Mercato interno, per esempio, contestano l’articolo 12 del decreto fiscale. Dicono che modifica il quadro concessorio e perciò mina la fusione Autostrade-Abertis. Il commissario Charlie Mc Creavy, inoltre, critica l’Antitrust italiano che intende applicare alla francese Edf le stesse misure pro-privatizzazioni già a carico delle ex municipalizzate perché tali misure inciderebbero sull’acquisizione della Edison da parte della stessa Edf. Si tratta di casi a loro modo esemplari che aprono tre questioni strategiche, e cioè: 1) chi e come debba tutelare i consumatori nei servizi in monopolio naturale, come le autostrade, dati in concessione a privati; 2) se le regole nazionali, per esempio le norme pro-privatizzazione, valgano anche per le multinazionali che investono in quel paese; 3) se ha o non ha rilievo il fatto che in monopoli ed ex monopoli, come le autostrade e il settore elettrico, si formino ingenti extra-profitti, in seguito a convenzioni, leggi o decreti.
La politica della concorrenza, si sa, non è stata scolpita da nessun Dio dei mercati su tavole di marmo. Tutto matura per approssimazioni successive in base all’esperienza e alla contrattazione tra Commissione Ue, governi e grandi imprese. Non è un caso se la liberalizzazione delle telecomunicazioni, pur essendo stata la prima, solo ora affronta il nodo dell’ultimo miglio. In tanto pragmatismo si dovranno dunque valutare le parole, il loro retroterra analitico, e i silenzi. Quali informazioni ha l’Europa sugli effetti della privatizzazione delle autostrade sui consumatori? Temo pochissime, visto che è storia recente e di pochi paesi. E tuttavia la Commissione prende partito in una materia che, forse, non è sua. Se lo Stato concedente, depositario degli interessi dei consumatori, interviene sulle convenzioni essendo palese che i conti tornano troppo dalla parte dei concessionari e troppo poco dall’altra, si pone solo un problema giuridico: il governo sta agendo nell’ambito contratti o lo sta violando? Questa sembra essere più materia di tribunali, compresa la Corte dell’Aja, che del governo europeo. È poi possibile che nella querelle tra concessionario e concedente ci vada di mezzo una fusione tra due società, dunque la libera circolazione dei capitali. Anzi, è accaduto. Ma, se il governo non ha violato leggi e contratti, sulla libera circolazione dei capitali dovrebbe far premio la tutela dei consumatori, attraverso l’Antitrust dove la concorrenza è praticabile, o attraverso il controllo dell’osservanza delle convenzioni nei monopoli naturali. Ancor più chiaro è il problema nell’industria elettrica ormai in fase di globalizzazione su scala continentale. Che senso ha, per la Commissione Ue, attaccare l’Antitrust italiano sul caso Edf-Edison, dove peraltro Catricalà ha ragioni da vendere, e tacere sull’oscurità dell’allocazione dei costi del nucleare nei bilanci di Edf e sugli extra-profitti colossali assicurati alla Edison (e a tanti altri) dal decreto Cip 6? Quelli che Edf ed Edison ricevono sono benefici del Principe: veri e propri aiuti di Stato, anche se in un caso vengono nascosti nel bilancio della Force de Frappe e nell’altro vengono messi a carico dei consumatori, obbligati a pagare per legge. Che senso ha fare la voce grossa, anche a sproposito, a difesa della libera circolazione dei capitali e balbettare quando la difesa dei consumatori e della concorrenza contrasta con gli interessi del capitalismo finanziario?

Massimo Mucchetti

Massimo Mucchetti (Brescia, 1953) è oggi senatore della Repubblica. Ha lavorato al “Corriere della Sera” dal 2004 al 2013. In precedenza, era stato a “l’Espresso” per diciassette anni. E prima …