Michele Serra: L'amaca di mercoledì 27 dicembre 2006

02 Gennaio 2007
Un saluto solidale all’edicolante milanese che, nei duri e lunghi giorni dello sciopero dei giornali, facendo capolino tra due pile alte un metro di ‟Libero” e del ‟Giornale” mi ha allungato ‟Le Monde” e mi ha detto: "Beato lei che sa il francese. Oggi non c’è neanche il ‟Manifesto”. Io che sto qui tutto il giorno, che diavolo leggo?". Non ho avuto il coraggio di dirgli che avrei comperato anche un quotidiano norvegese, o una rivista di falegnameria, pur di salvarmi dal tripudio del crumiraggio di destra che trasforma le edicole italiane, durante gli scioperi, in una specie di edizione cartacea di Rete Quattro. La pur malinconica lettura del ‟Giorno” (che fu un grandissimo giornale, qualche secolo fa) conteneva almeno il sale del divertimento: in prima pagina c’erano due commenti sul caso Welby, il classico "pro" e "contro", però era contro anche il pro. Grazie per l’attimo di buon umore. Quanto al clima complessivo dell’informazione italiana dei giorni scorsi, Alessandro Robecchi ha scritto sul ‟Manifesto” che in edicola mancava solamente il Mein Kampf. Ma sono quasi sicuro che si sia sbagliato: in qualche angolino riposto il Mein Kampf doveva esserci per forza.

Tutti i santi giorni di Michele Serra

Scrivere tutti i giorni, per anni, usando il materiale che la cronaca, la politica, il costume ci rovesciano addosso a ritmo forsennato. Scrivere cercando di rifare un poco di ordine, di ridare un minimo di significato alle notizie, agli umori pubblici e privati, alle proprie reazioni. Scrivere com…