Michele Serra: L'amaca di sabato 23 febbraio 2008

26 Febbraio 2008
Mettiamo che io abbia voglia di votare Sinistra Arcobaleno, perché considero indispensabile la sopravvivenza di un punto di vista radicalmente alternativo a questo sistema sociale. Poi apro il giornale e leggo che il comunista Marco Rizzo, eurodeputato, definisce "servo dei padroni" il neocandidato del Pd Pietro Ichino. Ora, sentir dire "servo dei padroni", oggi, è come ascoltare un disco a 78 giri, o accendere un lume a carburo. Può suscitare la struggente nostalgia di qualche elettore incanutito, ma mette tristezza a chiunque pensi che il voto (ogni voto) deve servire per immaginare un futuro, non per rimpannucciarsi nel passato. Naturalmente esistono ancora i padroni, esistono ancora i servi, e non è affatto detto che Ichino abbia tutte le ragioni e Rizzo tutti i torti. Ma insomma, un minimo sforzo di evoluzione linguistica (che è anche evoluzione psicologica) aiuta a non invecchiare precocemente. Se è vero che molti cambiano per sentirsi futilmente à la page, non è neanche bello confondere la coerenza con il narcisismo mortifero di chi è sempre identico a se stesso. Si può morire di trasformismo, ma anche di noia.

Tutti i santi giorni di Michele Serra

Scrivere tutti i giorni, per anni, usando il materiale che la cronaca, la politica, il costume ci rovesciano addosso a ritmo forsennato. Scrivere cercando di rifare un poco di ordine, di ridare un minimo di significato alle notizie, agli umori pubblici e privati, alle proprie reazioni. Scrivere com…