Andrea Plebe: È morto Hugo Claus, scrittore iconoclasta

20 Marzo 2008
La maggior parte degli scrittori e dei pittori sono alla ricerca disperata di uno stile. Ma è una cosa ributtante: di uno stile, si diventa schiavi”. Così parlava Hugo Claus, il maggiore scrittore fiammingo, personaggio iconoclasta, amante della provocazione, morto ieri ad Anversa a 78 anni. Soffriva da tempo di Alzheimer e il suo editore ha spiegato in una nota che lo scrittore ‟ha deciso il momento della sua morte e ha chiesto l'eutanasia attiva”, pratica consentita da una legge del 2002, applicata per la prima volta - non senza suscitare forti reazioni - nei confronti di una personalità pubblica. Vincitore del premio Aristeion nel '98 e del Nonino nel 2000, più volte candidato al Nobel - il vincitore del 2003, il sudafricano John Maxwell Coetzee, lo considerava un poeta di primo piano per ‟intensità di sentimento e ampiezza intellettuale” (in Italia l'editore Crocetti ha pubblicato Le tracce) Hugo Claus era nato a Bruges il 5 aprile del 1929. Pubblicò il suo primo libro, Enregistrer, a 19 anni, e la sua prima opera teatrale a 21. Nel 1950 la sua fama superò i confini delle Fiandre e dei Paesi Bassi grazie al successo del romanzo Le Metsier, che venne tradotto in francese, in inglese e in giapponese. I suoi primi riferimenti letterari furono Antonin Artaud e i surrealisti francesi. Claus fu un artista a tutto tondo, non solo romanziere e drammaturgo, ma anche pittore: nel '49 partecipò alle esposizioni del gruppo Cobra (la sigla di Copenhagen- Bruxelles-Amsterdam), movimento d'avanguardia espressionista. Negli anni Cinquanta visse in Francia e anche in Italia. Come lo stesso Claus ebbe modo di raccontare nel 2001 alla Fiera del Libro di Torino, dedicata ai Paesi Bassi, durante il suo soggiorno romano dal 1953 al '55 conobbe Luchino Visconti e con Anna Magnani allestì Chi è di scena, ‟un musical che voleva avere un'ironia fine e ballerine alla Pavlova, anche per far lavorare la mia donna, che appunto era bella e dalle gambe lunghe (Elly Overzier, divenuta poi sua prima moglie). A Milano il debutto andò male, Nannarella piangeva, il regista Galdieri era disperato. Così ci spostammo al sud, dove le cose cominciarono ad andare meglio più la Magnani faceva proposte audaci al muscoloso protagonista e tentava scene sensuali. Tutto il contrario delle nostre intenzioni”.
Allora, confessò sempre a Torino, il suo sogno era di fare il gigolò. Sulle donne esercitò sempre una forte attrazione: nel 1973, quarantaquattrenne, ebbe una relazione con l'attrice Sylvia Kristel, appena ventenne, e fu lui a spingerla ad accettare la parte di "Emmanuelle" nel film erotico più famoso di tutti i tempi. Il successo che ne seguì portò però alla rottura del loro rapporto. Qualche anno prima, nel '68, di ritorno da un viaggio da Cuba, era stato condannato a quattro mesi di carcere (la pena venne poi sospesa) perché giudicato colpevole di aver rappresentato un'opera teatrale contraria alla pubblica morale: aveva messo in scena tre uomini nudi. Claus che aveva ricevuto un'educazione cattolica - era soprattutto un nemico della religione, definiva suo nonno "un mostro di cattolicesimo" e non si fece scrupolo di scrivere poesie offensive e volgari sul Papa in visita in Belgio. Solo negli ultimi tempi si era in qualche modo quietato. ‟Sono talmente vecchio”, aveva dichiarato al Salone del libro di Parigi, nel 2003, ‟che arrivo a dire a me stesso che la cattedrale di Chartres è bella”. Di recente si era impegnato contro il separatismo fiammingo. Con il suo Paese non era tenero, pur dichiarando di amarlo molto: il suo romanzo più famoso e celebrato, La sofferenza del Belgio (pubblicato in Italia da Feltrinelli, presso cui è uscito anche Corrono voci), racconta la storia di Louis Seynaeve, da bambino fino ai 20 anni, quando da scrittore narra la propria vita e, attraverso questa, a partire dall'occupazione nazista, quella del proprio Paese, capace nei momenti critici di dare il peggio di se: corruzione morale, ambiguità politica, valori umani travolti prima dagli orrori della guerra e poi dalle contraddizioni della pace. ‟Quando si scrive di amore e di morte - affermava Claus servono parole all'altezza di quella intensità. Allo stesso modo, la violenza che descrivo è molto debole rispetto a quella che esiste davvero”.

Hugo Claus

Hugo Claus (1929-2008), autore belga di lingua neerlandese, ha pubblicato romanzi, opere teatrali (una gli procurò una condanna alla prigione nel 1968 per aver messo in scena tre uomini nudi) …