Gianni Rossi Barilli: Delitto di cronaca

30 Luglio 2002
Il settimanale Panorama è uscito in edicola con una copertina davvero forte. Citiamo testualmente, per non sbagliare, la didascalia della prima pagina: "Il letto dove Samuele è stato ucciso. Sul materasso e sulle pareti sono visibili le chiazze di sangue. In alto un'altra fotografia esclusiva: Annamaria Franzoni di nuovo incinta". Come anche il più distratto lettore (o telespettatore) di cronache nere avrà a questo punto capito, il colpaccio di Panorama riguarda il delitto di Cogne, da molti mesi parte essenziale e qualificante dell'offerta informativa nazionale (non molto pluralistica in questo caso).
Le attese suscitate in copertina non rimangono deluse dalle pagine interne, dove gli schizzi di sangue del bambino ucciso compaiono in diversi scatti, con dettagliate spiegazioni sulle modalità dell'assassinio. Un servizio a firma del criminologo Carmelo Lavorino illustra i come e i perché del fattaccio, suggerendo possibilità investigative finora inesplorate. Il killer, dice tra l'altro Lavorino, (convinto dell'innocenza della mamma di Samuele) "deve aver provato un piacere infantile nell'osservare la materia cerebrale che usciva, i frammenti ossei che si sparpagliavano come se, in quella stanza da letto, stesse distruggendo un puzzle perfetto". E'stato lo stesso Lavorino a scattare le foto dello "scoop", spiegando poi di aver deciso di farle pubblicare per sottolineare che certe conclusioni che potrebbero scagionare la signora Franzoni sono frutto del suo lavoro e non di quello di altri.
Intorno al "coraggio" editoriale di Panorama si è scatenata una raffica di indignazioni, alle quali la Mondadori (editrice del settimanale) ha risposto con altrettanto sdegno, rivendicando il "diritto-dovere dei giornalisti di informare" e ricordando "le innumerevoli circostanze, anche recenti, nelle quali la cronaca ha imposto la pubblicazione di immagini crude: dalla guerra di Afghanistan al conflitto israelo palestinese, dalla morte di Carlo Giuliani alle stragi di mafia e terrorismo". Il sangue è sangue, insomma, e mostrarlo in tutte le salse a prescindere dalle motivazioni e dalle finalità è un imperativo etico. Che differenza ci sarà mai tra un'orrenda guerra e l'orrendo giallo di Cogne che divide e appassiona gli italiani manco fosse il caso Dreyfus? Forse il fatto che i bombardamenti chirurgici e le stragi sugli autobus o nei campi profughi sono più noiose secondo i criteri che passa il convento?
Il diritto-dovere di informare non ha limiti, se non quelli relativi alle notizie che riguardano le proprietà delle testate giornalistiche e i loro interessi diffusi. In questi casi, il buon gusto dell'autocensura funziona benissimo, ma per il resto non ci sono santi. Neppure il garante Rodotà ottiene risultati apprezzabili, benché proprio Panorama, sulla copertina incriminata, prometta chiarimenti su "come difendere la privacy" dai paparazzi che ti fotografano con il cellulare.
Non bastasse, anche il costume di romanzare le storiacce di cronaca secondo i canoni della letteratura popolare non conosce confini. Così le peggiori tragedie si arricchiscono di particolari piccanti e segreti inconfessabili, rivelati di solito (e qui non è più questione di questa o quella testata) con il supporto di verbali tratti da indagini in corso. Il gusto dell'horror si sposa con le leggerezze mondane e i retroscena bizzarri. Ma anche nella frivolezza esistono due pesi e due misure. Su Panorama di questa settimana leggiamo che milioni di italiani non hanno perdonato Anna Maria Franzoni per "la pettinatura sempre ordinata anche nei momenti di massimo sconforto". Nemmeno il direttore di Panorama ha mai un capello fuori posto. Eppure lo perdonano in tanti.

Gianni Rossi Barilli

Gianni Rossi Barilli, nato a Milano nel 1963, giornalista, partecipa da vent’anni alle iniziative del movimento omosessuale, come militante, scrivendo, discutendo e anche litigando. Ha lavorato a “il manifesto” dal …