Giorgio Bocca: Miracolo! Siamo tornati indietro di mezzo secolo

11 Giugno 2004
Ci sa di già visto, di già udito questa Italia patriottarda, dei congressi con migliaia di tricolori sventolanti, dove si piangono come eroi i giovanotti che vanno per il mondo in cerca di denaro, dove tornano i nomi delle guerre fasciste, le camere ardenti, i cappellani di guerra, i labari, i funerali di Stato, i picchetti d'onore, i Marò e i Lagunari con il basco per traverso, dove le autorità dello Stato sono in un continuo pellegrinaggio per onoranze funebri, per abbracci a parenti in lutto.
Riemerge dal passato l'Italia delle madrine di guerra, dei demagoghi a cui non si strozza in gola la voce quando si presentano come i salvatori, i rifondatori della patria, mentre son lì a divorarsela, a spartirsela.
Una Italia degli italiani già visti, già uditi, ma che si sperava fossero scomparsi: i gerarchi delle prime file del congresso di Forza Italia tutti vestiti di scuro ministeriale, cerimoniale, lei non sa chi sono io, che ogni due frasi del principale si alzano in piedi guardando l'un l'altro chi si è alzato per primo, chi ha ritardato, scambiando sguardi di approvazione o di prossima delazione, anche tu, anche tu, guarda come applaudo forte, fino allo stremo delle forze, o centellinandole come Bondi e Schifano che sanno come arrivare fino all'ultimo applauso quando già si ripiegano le bandiere, si spengono le luci, ma i fedelissimi sono ancora lì, estatici, illuminati da lui, come quel reduce dal quadrato di Villafranca che, nel Cuore, diceva al figlio, senti la mia mano ha ancora il calore di quella del re.
Sì, c'è qualcosa di già visto, di già udito in questa Italia dove i cantanti giocano le partite del cuore, già un po' spelacchiati e in pancetta, e ci vanno a vederli folle enormi, per unire divismo televisivo e beneficenza, il binomio più osceno della nostra modernità.
Si è da poco saputo che il denaro raccolto da ‟Pavarotti & Friends” per salvare i fanciulli del Terzo mondo dalla fame e dalle guerre, finiva nella casse di un dittatore che i fanciulli li arruolava per i suoi massacri. Questa Italia virtuosa e filantropica, cara alla borghesia mondana e agli stilisti, perennemente intenta a opere di carità che non c'entrano proprio con lo stato del paese, con l'intero Sud nelle mani della mafia, con i sessantun eletti di Forza Italia su sessantuno in Sicilia, con la cocaina che arriva fin nell'anticamera dei ministri, con l'usura che continua a flagellare il credito, con la propaganda turistica a spese dello Stato per i capoccia dei partiti di governo. Propaganda ignobile, da cartolina illustrata, con l'amante del sindaco o dell'assessore in costume, roba da insegne di Broccolino, da pomodori del Padrino.
Silvio dice di aver fatto miracoli. È così: ha riportato indietro di mezzo secolo il paese, ha ripescato tutte le immondezze e le mediocrità del passato, ha favorito un giornalismo di servi e di delatori, una televisione di guardoni e di analfabeti, dove folle giovanili si spellano le mani per applaudire comici da strapazzo.
E tutti rubano: anche i portabagagli della Malpensa, anche i magazzinieri, anche i postini delle case editrici, ci hanno messo un po', ma alla fine hanno scoperto che anche i libri potevano creare un nuovo circuito del furto, rivenduti a un quinto del prezzo di copertina. Come, non sappiamo: ma in qualche modo li rubano. E stendiamo su questo marciume un bel tappeto di bandiere tricolori, ci inventiamo degli eroi, applaudiamo i feretri, costume da selvaggi, da prefiche, da primitivi che non sanno come superare il lutto.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …