Giorgio Bocca: Uno scandalo a mezzo stampa

03 Settembre 2004
Dopo la fine della storia annunciata da Francis Fukuyama e quella della politica, documentata dalle riunioni parlamentari, si avvicina anche quella della informazione, che si manifesta con la difficoltà crescente di leggere un quotidiano. Giornali composti da sezioni incomunicabili e con linguaggi diversi da pagina a pagina, spesso in un pidgin di inglese specialistico anche quando si tratta di raccontare le le cose più banali. Dicono che questo è l'effetto della rivoluzione tecnologica e del globalismo: bisogna fare da specchio al mondo com'è e come cambia, usare un pidgin inglese che va bene per tutti i paesi, e soprattutto bisogna permettere ai padroni di superare la censura con l'incomunicabilità.
Non faccio del dietrismo, non riscopro il giornalismo delle multinazionali. Ma insomma, fu una decina di anni fa che da uomo del mestiere mi accorsi che qualcosa stava cambiando, soprattutto nell'informazione economica. Si andava gradualmente passando dal giornalismo economico comprensibile, raccontabile, da noi inventato da Eugenio Scalfari per ‟L'espresso”, a uno per esperti, in grado di capire il nuovo linguaggio, specialistico e allusivo. Non si trattava di un mutamento casuale, ma del mutamento storico del capitalismo in cui alla vecchia classe padronale, che lasciava ai giornalisti la gestione dell'informazione, era succeduta quella dei manager che volevano gestirla loro come già gestivano la finanza.
Per anni stupito e incredulo ho cercato di capire il potere che i manager avevano di trasformare un'antica istituzione come quella della stampa; eppure stavano facendolo sotto i miei occhi, cambiavano il modo di scrivere, di pensare, convincevano con l'arte della imitazione ad adottare il pidgin inglese, le pagine economiche diventavano mano a mano sempre più specialistiche.
Alla necessità di una informazione tecnica e globalistica si è aggiunta anche una necessità di potere, la necessità, dicevo, di superare la censura non compatibile con la modernità, con l'ermetismo. Facciamo degli esempi concreti su come da noi, ma anche altrove, il giornalismo dei manager ha digerito i suoi scandali grazie all'informazione abbondante, ma incomprensibile. Sugli scandali Parmalat e Cirio sono state scritte decine di migliaia di pagine, ma nessuno ha capito come siano stati possibili e nessuno capisce come sia possibile la ricostruzione delle aziende negli stessi modi, con le stesse complicità che sono durate per decenni.
Sono stati cambiati i controlli pubblici che non si accorgevano di niente? È stato cambiato in modo corretto il reato di falso in bilancio? Sono stati eliminati i paradisi fiscali che permettevano ai bancarottieri di accendere nuovi debiti, di stampare altre carte false? Sono state rese impossibili le relazioni amichevoli fra uomini politici e i manager? Esattamente il contrario: gli uomini politici e i manager di comune accordo si sono impadroniti dello Stato, usano i suoi beni e i suoi poteri con la televisione per arrichimenti personali. Non è più vero, forse non lo è mai stato che, ‟oportet ut scandala eveniant”, lo scandalo Parmalat non è servito a niente, alcune tipografie di Parma stampavano i bond falsi e tutta la direzione lo sapeva.
Non c'è rimorso e non c'è vergogna per i bancarottieri e il loro tacito recupero avviene giorno per giorno, i loro delitti non sono considerati tali, aver rubato il denaro pubblico, avere usato a fini personali il denaro pubblico è normale, è la pratica usuale di chi ci governa. L'informazione e la blindatura di questa cooperativa della illegalità e il sistema delle querele è la garanzia finale delle richieste miliardarie per diffamazione.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …