Marco D'Eramo: Terri violata

01 Aprile 2005
Che riposi in pace. Era questa un tempo la formula di rito della chiesa cattolica e del cristianesimo tutto per accomiatarsi da una salma. Ma il baccano di ieri e le prime pagine di oggi dimostrano che non è più così: ora gli stessi cristiani non lasciano in pace Terri Schiavo nemmeno da defunta. Là dove solo il pudore testimonierebbe che questi paladini dei valori della vita davvero avevano a cuore quel destino, imperversa invece più che mai un'esagitazione tutt'altro che curiale. Tuonano i porporati: ‟È stata uccisa da una giustizia iniqua” (cardinale Ersilio Tonini); ‟L'hanno assassinata” (cardinale Javier Lozano Barragan). E, come al suo solito, la destra italiana è più realista del re - nel senso di George Bush -, e più papalina del papa - nel senso di Joachim Navarro Valls, visto che Karol Wojtyla non può parlare. Il presidente Usa si è infatti limitato a ‟offrire le condoglianze alle famiglie” (includendovi perciò anche l'aborrito marito), mentre il nostro ministro della salute Girolamo Sirchia parla di ‟vicenda orribile e disumana”. Misurato, il portavoce del Vaticano ha detto che ‟le circostanze della morte hanno sconvolto le coscienze”; invece Riccardo Pedrizzi di Alleanza nazionale prorompe apocalittico: ‟La morte di Terri è la morte della civiltà e della civiltà giuridica in particolare”. Una vera e propria piazzata, la lunga sequela di dichiarazioni del centrodestra che risparmiamo alle lettrici e ai lettori, con toni da agitprop, quasi a voler condizionare il voto alle regionali italiane di domenica con quel che è avvenuto in una corsia d'ospedale in Florida. C'è chi sfrutta i lavoratori, c'è chi sfrutta i minori, c'è chi sfrutta i disabili, e c'è infine chi sfrutta i cadaveri. Come fa senza ritegno Il Foglio di stamane che tira in ballo il nazismo: ‟Dai tempi del Terzo Reich, nessun disabile era stato messo a morte”, e la faziosità di questa tesi è pari solo alla sua falsità, perché solo di recente la Corte suprema Usa ha vietato la pena di morte per i disabili mentali: sono quindi numerosi i minorati messi a morte negli Usa con le firme di governatori come George Bush, cui tanto si sente vicino il direttore del Foglio, Giuliano Ferrara. È letteralmente smisurato il cinismo con cui piegano ai propri interessi spiccioli perfino la morte. Il giovane Jeb Bush (governatore della Florida) pensa di capitalizzare la salma per candidarsi alle presidenziali del 2008 e cercare così di succedere al fratello. Novelle prefiche, i parlamentari repubblicani Usa si stracciano le vesti per intercettare il voto dei fondamentalisti cristiani nelle elezioni di mezzo termine del 2006. È per simili calcoli di bottega politica che il presidente della Camera Usa, Tom DeLay, ha dichiarato che dio ha mandato Terri Schiavo ‟per mostrarci quel che accade in America”. La strumentalità di queste indignazioni appare chiara quando chiedi quale soluzione propongono per tutte le Terri Schiavo del mondo. Nessuno di costoro s'indigna per le cure interrotte a persone ben vive, ben coscienti, e guaribili, ma che non hanno i soldi per pagarsi un'assicurazione medica e che perciò saranno ‟messi a morte” (negli Stati uniti si trovano in questa situazione 42 milioni di umani). E molti di coloro che brandiscono il caso Schiavo, hanno agito ben diversamente quando si è trattato dei loro cari. Così ha fatto Tom DeLay che nel 1998 ha ordinato di staccare la spina al padre vittima di un grave incidente. Questa doppiezza rende ancora più indecente il lucrare sui defunti. Ci accusano di non venerare la vita, ma non rispettano neanche la morte. È facile profezia prevedere che questa povera cerebrolesa finiranno per canonizzarla, santa martire Terri, e che continueranno a brandire, ricattatorie, le sue povere spoglie. Noi, cui sembrava inumano sia eternizzare il suo limbo già quindicinnale, sia prolungare il suo perire per sete e per fame, sussurriamo solo, come negli antichi riti, ‟requiescat in pace”.

Marco d’Eramo

Marco d’Eramo, nato a Roma nel 1947, laureato in Fisica, ha poi studiato Sociologia con Pierre Bourdieu all’École Pratique des Hautes Études di Parigi. Giornalista, ha collaborato con “Paese Sera” …