Enrico Franceschini: È scientifico. La passione dura un anno

30 Novembre 2005
Qualcuno lo sostiene da un pezzo, senza bisogno di prove di fatto: "C’è qualcosa di inesprimibilmente affascinante nell’innamoramento, ma non è una condizione che dura a lungo", scriveva Molière nel Don Giovanni. Adesso il cinismo del grande commediografo trova una conferma scientifica: la reazione chimica che si produce nel cervello durante l’innamoramento, afferma il primo studio condotto in questo campo, si affievolisce con il trascorrere dei mesi, scomparendo del tutto entro un anno. Come dire che, primo, l’amore è inspiegabile razionalmente, e che, secondo, è destinato a esaurirsi piuttosto in fretta. La scoperta sulla "chimica dell’amore" proviene da una équipe di ricercatori italiani, guidati dal dottor Enzo Emanuele dell’Università di Pavia, che l’hanno pubblicata sulla rivista britannica Psychoneuroendocrinology, di cui la stampa londinese ha anticipato ieri le conclusioni. La fonte dell’amore, secondo gli autori della ricerca, è una molecola chiamata Ngf (Nerve Growth Factor), su cui la chimica si era concentrata finora solo per comprendere il suo impatto sul sistema nervoso e su malattie come il morbo di Alzheimer. Lo studio dell’università di Pavia suggerisce però anche un legame diretto tra il Ngf e l’amore. Gli scienziati italiani hanno esaminato una sessantina di coppie, comprese trai 18 e i 31 anni di età, che si erano recentemente innamorate, confrontandone il livello di Ngf con quello di coppie che stanno insieme da molto tempo o di "single". Ebbene, negli innamorati da meno di 6 mesi hanno riscontrato 227 unità di Ngf contro le 123 unità presenti nelle coppie di lungo corso o nei "single": quasi il doppio. Non solo: più un uomo e una donna confidavano ai ricercatori di essere follemente innamorati, più il loro livello di Ngf risultava alto. Ma quando le stesse coppie sono state esaminate di nuovo, sei mesi più tardi, il livello di Ngf era tornato per così dire alla norma, intorno a quota 123: la stessa delle relazioni di lunga durata o dei "single". In altre parole, la ricerca suggerisce che nel nostro cervello, quando ci innamoriamo, si scatena una tempesta chimica; ma nel giro di un anno quella bufera si spegne, "più o meno nello stesso tempo - ironizza il quotidiano Independent - necessario a scoprire che la persona tanto amata lascia sempre aperto il tubetto del dentifricio in bagno", o altre piccole irritazioni quotidiane, sintomo della fine della fase romantica priva di qualsiasi fastidio. Il ruolo esatto giocato da questa "molecola dell’amore" non è ancora del tutto chiaro: ma è possibile, secondo la ricerca, che l’aumento e il declino del Ngf siano determinati da fattori psicologici o emozionali, conseguenti all’innamoramento. La buona notizia, per chi crede nell’amore eterno, è che la medesima molecola sembra svolgere una parte cruciale in un’altra reazione chimica - quella che distingue le relazioni a lungo termine. Il passaggio, insomma, dall’innamoramento all’amore: il sentimento che proviamo quando, dopo aver perso la testa per il nostro partner, di colpo la ritroviamo.

Enrico Franceschini

Enrico Franceschini (Bologna, 1956), giornalista e scrittore, è da più di trent'anni corrispondente dall’estero per “la Repubblica”, per cui ha ricoperto le sedi di New York, Washington, Mosca, Gerusalemme e …