Marco D'Eramo: Quattro anni...

28 Marzo 2006
Per i padroni del mondo il tempo scorre invano. Nulla hanno ritenuto dei quattro, densissimi anni che sono trascorsi dal 2002, quando la Casa Bianca formulò la dottrina strategica della guerra preventiva. Invano sono morti più di 30.000 civili iracheni e 2.300 soldati Usa. Città sono state rase al suolo per nulla. Antiche alleanze sono state infrante, recenti equilibri sconquassati. Ma per la Casa Bianca il pianeta del 2006 va dominato con gli stessi paraocchi e la stessa preventiva aggressività di quattro anni fa. È quel che si apprende dalla lettura delle 48 fitte pagine che compongono il nuovo documento sulla National Security Strategy (un rapporto che andrebbe pubblicato per legge ogni anno, ma dopo quello del 2002 questo è il primo, con tre anni di ritardo). Il déjà vu è scoraggiante: le lezioni della storia, ma quando mai? Nel paragrafo dedicato all'Iraq, gli strateghi ammettono che armi di distruzione di massa non c'erano. Ma, dicono, quasi testualmente: non frega; e insistono: in una situazione simile, sulla base di informazioni altrettanto incerte, attaccheremmo di nuovo, così imparano. Che illusi eravamo a pensare che con l'arrivo di Condoleezza Rice al Dipartimento di Stato, la corrente realista della politica estera Usa avrebbe preso di nuovo il sopravvento, dopo l'era dell'«idealismo neocon»! Che, grazie alla sua influenza e all'amicizia col presidente, la nuova segretaria di stato sarebbe riuscita là dove aveva fallito l'inascoltato Colin Powell, e cioè avrebbe mitigato l'arrogante unilateralismo che aveva caratterizzato il primo mandato di George W. Bush. Errore. Scordavamo che la Condoleezza nazionale, oltre a essere una superpetroliera della Exxon (che porta infatti il suo nome) era anche la donna che dopo la rottura all'Onu sull'Iraq pronunciò la lapidaria, cesariana minaccia: «La Russia sarà perdonata, la Germania ignorata, la Francia punita». Perciò la nuova dottrina strategica è, se possibile, ancora più unilateralista e bellicosa di quella di allora. Il «pericolo più grande per gli Usa» è certo l'Iran che viene minacciato di «confronto» se «non sarà trovata una soluzione diplomatica»: ancora un déjà vu, della primavera 2003 stavolta. Non è usata l'espressione «stati canaglia», ma i bersagli elencati sono Corea del Nord, Siria, Bielorussia, Birmania, Cuba e Zimbabwe.
La novità più preoccupante del documento sta però altrove, e cioè nella nuova durezza manifestata nei confronti di Russia e Cina cui il rapporto impartisce consigli assai minacciosi, se non veri e propri moniti. Non è ancora la guerra fredda, ma certo bisogna ritirare fuori il cappottino. La prosa stessa fa rabbrividire, perché è meno ideologica di quella del 2002: non preannuncia tanto future guerre preventive; usa piuttosto il tono freddo («utopico negli obiettivi, realista nei mezzi») di una guerra mondiale già in corso. Non è un caso se il giorno stesso in cui viene resa pubblica questa nuova dottrina strategica, in Iraq l'Us Air Force lancia la più massiccia offensiva aerea sul triangolo sunnita da tre anni a questa parte: per costruire la democrazia nel mondo e stabilire la Pax Americana - dicono i bombardieri statunitensi -, bisogna prima fare tabula rasa, letteralmente.

Marco d’Eramo

Marco d’Eramo, nato a Roma nel 1947, laureato in Fisica, ha poi studiato Sociologia con Pierre Bourdieu all’École Pratique des Hautes Études di Parigi. Giornalista, ha collaborato con “Paese Sera” …