Maurizio Maggiani: Noi, indifesi, di fronte ai potenti che deturpano il paesaggio

29 Maggio 2006
A Castiglione di Garfagnana, antico paese turrito di cuore abbastanza grande da accettare pure me tra i suoi ospiti, tra le tante bellezze vanta pure un ponte medievale perfettamente conservato. È al fondo di una stretta valle, si slancia a cavallo di un torrente che dà acqua a dei vecchi mulini, ed è lì per cedere il passo alla strada francigena che porta all’ospitale millenario di San Pellegrino e da lì ai valichi dell’Appennino e a Modena. L’insieme, la valle, la strada mulattiera, i mulini, il ponte, il torrente di acqua purissima, forma un cosiddetto quadro di rara bellezza e fascino. In mezzo al ponte, ritto e bruto come un barbaro fallo, si erge un nudo palo che sorregge dei cavi che portano corrente da qualche parte. E Il palo, i cavi e la corrente elettrica sono dell’Enel. Naturalmente quel palo, in quel contesto, ci sta da schifo, e i primi a schifarlo sono gli abitanti di Castiglione, montanari di arcaica eleganza longobarda. Hanno chiesto all’augusto gestore semipubblico di rete elettrica di levarlo di torno, spostarlo un po’ più in qua, un po’ più in là. Non l’hanno chiesto una iscritto. E siccome i garfagnini sono votati per ancestrali usi civici alla democrazia diretta, anche quando si manifesta sotto le specie dell’azione diretta, posso immaginare che abbiano in qualche modo provveduto ad agire in corpore vili. Ma il palo è sempre lì, sia il premevo, sia un suo discendente. Cosa costa all’Enel spostare quel palo? Qualcosa naturalmente costa; a occhio tre o quattro migliaia di euro. Può permettersi quella spesa il gestore? Certamente sì. Innanzitutto perché ha le tariffe più care d’Europa e fa affari così buoni da maturare ambizioni di maestà faraonica negli ambiti più eccitanti della finanza. Perché allora non leva quel palo che danneggia un paesaggio di valore inestimabile? Per la stessa ragione per cui deturpa migliaia di altri paesaggi con decine di migliaia di altri pali. Perché non gliene frega niente, perché intende affermare il proprio diritto a fare quello che ritiene opportuno al fine di fornire elettricità. Perché lo sbattersene della tutela della bellezza è a norma di legge. Se viaggiate in Francia, in Germania, in Europa, insomma, noterete la strana assenza di pali elettrici proprio dove vi va di fermarvi ad ammirare un paesaggio, un monumento. Ci avete mai fatto caso? Beh, in Europa il gestore dell’elettricità, gato a non sbattersene. Certo, spendono un sacco di soldi a interrare i cavi, ma come mai i loro utenti spendono meno di noi? Forse che quei gestori sono costretti ad arrotondare con lo spaccio di droga, con il riciclaggio? Sono quasi certo di no; sono quasi certo che sono semplicemente costretti a guadagnare di meno per ottemperare agli obblighi di rispetto dell’ambiente, dei cittadini, del Paese che li fa operare. Il nostro Paese ha migliaia di leggi per la tutela dei monumenti e dei paesaggi, ma ha anche un bel po’ di soggetti che vantano uno status super legis. Come l’Enel. Tra le mille cose che questo nuovo governo non ha neppure il tempo di immaginare di dover risolvere credo che ci sia anche quello di far abbassare la cresta a questi soggetti; mica fucilarli con rito sommario, costringerli soltanto a essere meno ingordi e a inserirsi nell’alveo delle leggi e dei doveri. Ma ve lo immaginate il governo che si occupa della bellezza? Io me lo immaginerei anche. A proposito di ingordigia, un paio di bimestri or sono l’Enel mi ha inviato una bolletta da 350 euro. Forse che mi sono attaccato alla rete con una fabbrica di circuiti elettronici? Forse che mi sono messo a produrre in casa uranio arricchito? Forse che ho dimenticato acIntuisco che abbia fatto dei casini con la sostituzione del vecchio contatore con il nuovo, quello elettronico, quello che dovrebbe rassicurarci e darci fiducia con la sua trasparenza. Ho scritto all’Enel un circostanziato reclamo arricchito di dati inoppugnabili. Mi ha risposto: me ne sbatto, paga. Era solo un esperimento. Sapevo quello che avrei dovuto fare e che ho già fatto: incaricare un avvocato di scrivere. Ho fiducia in una diversa risposta. Ma vi sembra possibile che i rapporti tra un gestore di servizi e un utente debbano essere gestiti da un avvocato? Quanti utenti se lo possono permettere, tanto per cominciare? Ma il tema è lo stesso del palo: il rapporto dispari, l’iniquità della diversa posizione tra gestore e utente. Averci il tempo di legiferare in proposito! Averci anche solo uno sportello aperto, naturalmente per la tutela del consumatore in ogni quartiere! Averci anche solo un’associazione per i diritti dei consumatori che addenti alla carotide i prepotenti e non molli la presa finché non si redimano! Così come succede in Europa, invece di dedicarsi, da noi, alla indefessa lotta per eleggersi un senatore o un deputato. Che, manco a dirlo, difenderà i consumatori dall’alto scranno dove intende spassarsela.

Maurizio Maggiani

Maurizio Maggiani (Castelnuovo Magra, La Spezia, 1951) con Feltrinelli ha pubblicato: Vi ho già tutti sognato una volta (1990), Felice alla guerra (1992), màuri màuri (1989, e poi 1996), Il …