Silvia Di Natale: Günther Grass e la Walhalla

29 Agosto 2006
Il bel tempo è tornato con la sua collezione tarda - estate (pomeriggi radiosi, sole che compare e scompare tra cordoncini di nuvole grigie, prati ampli e verdissimi, foglie già color ruggine, cespugli punteggiati di bacche rosso - viola, orchidee gialle sull’orlo dell’argine). In questo tratto il Danubio è largo come un lago e si divide in più rami, in alcuni l’acqua è ferma, velata da uno strato di polline e foglie, da cui sporgono rami e tronchi sbiancati come scheletri…
Vado in bicicletta lungo il fiume e intanto penso all’isteria che si è scatenata intorno alle rivelazione di Günther Grass… Non si sente altro, da giorni… Fosse solo un modo per riempire il vuoto causato da un’estate che scivola via stizzosa… Ma no, non giustificherebbe tutta quest’ondata di stupore e indignazione. Che cosa gli rimproverano? Non il suo giovanile entusiasmo per il Führer, che era già noto: Grass non l’ha mai nascosto, al contrario, ne ha parlato più volte, l’ha tematizzato nei suoi libri, l’ha confessato pubblicamente, come il peccato originale della sua generazione, cresciuta sotto il regime nazista; proprio per il suo spregiudicato modo di affrontare la storia recente del suo paese - e la propria - Günther Grass è stato la voce di una coscienza rinata, è ancora la voce che non si stanca di ripetere: Memento! Nessuno lo incolpa per quel passato, tutti invece gli rimproverano di averci taciuto quell’unico particolare scandaloso: essere stato arruolato, anche se non di sua volontà, in un corpo delle SS. (Non ha fatto nient’altro, è subito finito in un campo di prigionia). L’indignazione è unanime. Si enumerano le occasioni in cui avrebbe dovuto parlarne e non l’ha fatto…. C’è chi si sente tradito… molti mettono in discussione tutto ciò che ha detto e scritto…, Lech Walesa vuole che restituisca la cittadinanza onoraria della città di Danzica…, altri pretendono che rinunci al premio Nobel, altri, peggio ancora, salvano i suoi libri ma non l’uomo che li ha scritti (come Salman Rushdie che paragona Günther Grass a Férdinand Céline!). Certo, anche tacere è una colpa, specialmente per un personaggio pubblico del rango di Günther Grass, ma l’ondata di pubblico scandalo finisce con il confondere la colpa del tacere con una colpa che sarebbe ben più grave se esistesse – quella di una partecipazione voluta e cosciente alle SS. Grass subì allora la sorte di altre migliaia di ragazzi della sua età, arruolati senza neppure volerlo nelle ultime squadre naziste. Lo scrittore, che così volentieri ha raccontato la sua vita, non ce l’ha detto. Nelle interviste dei giorni scorsi, alla televisione, aveva l’aria affranta. Tutti a chiedergli: ‟Perché non ne ha parlato prima?” E lui a rispondere: ‟Mi vergognavo. Mi scuso. Ho aspettato che fosse pronta la mia autobiografia per sfogliare in pubblico la mia cipolla…”. Tutto qui. Perché stupirsi tanto? Forse perché in tempi di comunicazione totale, in cui chiunque si sente in obbligo di parlare pubblicamente anche dei fatti più privati, ci siamo dimenticati che a volte parlare fa male. E più a lungo si tace più doloroso è parlare. Anche per uno scrittore. Anche per un premio Nobel.
Il cielo si è coperto di nuvole sfilacciate. D’improvviso, sospeso tra fiume e colline, compare un arcobaleno: sembra spuntare proprio dalla Walhalla, che sporge tra il verde, livida… Ho il tempo di chiedermi chi ancora avrà l’onore di andare a far parte dei grandi che sono raccolti nel tempio - e già il miraggio si dissolve nel fiume…

Günter Grass

Günter Grass (Danzica 1927 - Lubecca 2015) ha raggiunto la massima notorietà con Il tamburo di latta, pubblicato nel 1959 (Feltrinelli, 1962, nuova edizione 2009). Delle sue opere successive ricordiamo: …