Isabel Allende: "Gli scrittori cileni hanno dimenticato la politica"

21 Maggio 2007
‟Ho adottato il termine attraversare, come attraversamento dalla fantasia alla realtà, dall'amore al sesso, dal sogno alla realtà pratica e proporrò un racconto d'amore ambientato nel Museo Guggenheim di Bilbao che oltrepassa la frontiera della verità e della magia, una connessione tra due mondi”.
Non poteva essere altrimenti per Isabel Allende che questa sera apre il 6° Festival internazionale delle letterature che si prolungherà fino al 21 giugno nel consueto scenario della Basilica di Massenzio a Roma. Il suo ultimo romanzo, Inès dell'anima mia narra la storia dell'unica donna che ha partecipato alla conquista del Cile, una donna coraggiosa, ‟come sono sempre state tutte le donne cilene” ha spiegato durante la conferenza di presentazione alla Casa delle letterature e ‟oggi il loro ruolo è molto importante, abbiamo una presidentessa, Michel Bachelet, che al momento del suo insediamento ha nominato alle cariche pubbliche il 50% di donne. Sono state sempre forti e organizzate seppure inserite in un patriarcato maschilista, ma adesso le cose stanno cambiando”.
Isabel Allende crede nel destino, ‟ci sono cose sulle quali noi non abbiamo controllo, non posso determinare il colpo di stato in Cile, l'esilio o la morte di mia figlia, ma decidere la mia reazione”. Una reazione al golpe, ad esempio, che l'ha portata ad abbandonare il giornalismo per diventare scrittrice e adesso sta scrivendo una memoria, delle lettere che durante gli anni ha scritto alla madre in cui la frontiera tra reale e non reale è un confine invisibile, ma aggiunge che quello che ‟non è vero oggi lo può essere domani”.
Non crede nella letteratura di genere, né in una fantasia femminile più fertile e la dimostrazione secondo lei risiede nella religione, ‟l'hanno inventata gli uomini ed è pura fantasia”. Semmai, anche se le sue radici sono in Cile, la linfa della sua narrativa le deriva dall'essere sempre stata un'eterna straniera, figlia di diplomatici, in esilio quasi perenne e afferma che per la letteratura ‟questo è un bene”. Spiega che oggi a differenza del passato la letteratura latinoamericana è meno politica, la nuova generazione è marcata dall'esperienza del cinema, della droga, una cultura metropolitana, ma ancora segnata dall'esilio. Una condizione che permane e che attraversa a pieno titolo l'antinomia di quest'anno del festival, quel "vicino/lontano" che gli organizzatori hanno tradotto nell'inglese cross/over, ma che qualche cultore della sintesi della lingua inglese, pensando all'impermeabilità tra cultura e politica, al raccordo anulare, alla distanza che continua a separare il centro dalla periferia, avrà facile gioco a trasformare in cross-purposes (scopi contrastanti), o in termini di risultato to be at cross-purposes (fraintendersi). [...]

Isabel Allende

Isabel Allende è nata a Lima, in Perù, nel 1942, ma è vissuta in Cile fino al 1973 lavorando come giornalista. Dopo il golpe di Pinochet si è stabilita in …