Marco D'Eramo: Il poker di George W.

05 Giugno 2007
È da un'altra galassia che il presidente George Bush sbarca in Europa per il suo penultimo vertice degli otto paesi più ricchi del mondo. E non solo perché ha assunto come consulenti scrittori di fantascienza, ma perché sembra vivere in un universo parallelo in cui non lo sfiorano nemmeno le bagatelle del nostro mondo, come i roghi e le battaglie di Rostock. Astronave alla deriva, dopo le elezioni di mezzo termine, la sua amministrazione sembra ormai praticare un'unica strategia: la sistematica fuga in avanti. Anche a costo d'indisporre i partner stranieri più bendisposti, come la cancelliera tedesca. Appena ascesa al potere Angela Merkel voleva riavvicinarsi agli Usa chiedendo solo un segnale su Guantanamo e sull'ambiente.
Su ambedue i temi ha ricevuto ceffoni clamorosi, di cui l'ultimo risale a tre giorni fa quando (altra fuga in avanti) Bush ha annunciato un suo piano molto ‟più ambizioso” per il clima. Solo perché così quello in discussione passasse in cavalleria. Con la Russia, la segretaria di stato Condoleezza Rice è riuscita a innescare una nuova guerra fredda annunciando l'installazione di basi per lo scudo spaziale nei paesi dell'ex est europeo, proprio alla frontiera con la Russia: in una situazione simmetrica, quando Mosca aveva tentato d'installare rampe di missili a Cuba, il presidente John Kennedy aveva minacciato la terza guerra mondiale. Ancora una fuga in avanti, a cui Vladimir Putin ha reagito minacciando di puntare i suoi missili sull'Europa, come ai bei tempi della cortina di ferro che il vicepresidente Dick Cheney rimpiange assai.
In patria, a novembre gli elettori avevano votato in blocco contro la guerra in Iraq e per il disimpegno Usa. Bush disse di aver ricevuto il messaggio ‟forte e chiaro”: quindi inviò altre due divisioni di rinforzi a Baghdad. I democratici chiedevano una data per il ritiro: quindi la Casa Bianca ha lasciato trapelare i piani di una presenza indefinita sull'Eufrate, come in Corea del Sud. In Iraq, con 126 caduti, maggio è stato per le truppe Usa il mese più sanguinoso dal marzo 2004: quindi l'amministrazione pensa bene di aprire un altro fronte bombardando in Somalia.
La Casa bianca gioca a poker, solo che la posta è il mondo. E a poker quando perdi, rilanci. Ma appunto, la fuga in avanti del giovane Bush dice solo che sta perdendo, che la sua politica è in crisi e che fra 18 mesi lascerà l'impero americano con un dominio più fragile, più contestato, di quello che aveva trovato.
La sua visita nell'Est europeo, il suo viaggio a Praga, ha lo stesso sapore provocatorio. Per quest'amministrazione la rotta è ancora indicata dalla distinzione tra ‟nuova Europa” dei fedelissimi ex est, e ‟vecchia (infida) Europa”. Ma vista l'autoreferenzialità della politica Usa, c'è da scommettere che, anche se con il corpo in Europa, con la mente Bush sarà preoccupato dallo sgonfiarsi della bolla immobiliare in patria ben più che dal dissenso di Merkel, dalle minacce di Putin, dalle dimostrazioni tedesche e italiane.

Marco d’Eramo

Marco d’Eramo, nato a Roma nel 1947, laureato in Fisica, ha poi studiato Sociologia con Pierre Bourdieu all’École Pratique des Hautes Études di Parigi. Giornalista, ha collaborato con “Paese Sera” …