Gianni Mura: Tour 2007. Cancellara, maglia gialla con lode un chilometro da brivido ed è primo

12 Luglio 2007
Decisamente, Cancellara non finisce di stupire e il suo numero di ieri vale doppio, alla Borsa del ciclismo. Un conto è fare bene quello in cui sei specializzato, sto parlando del cronoprologo di Londra. Un altro conto è lanciare la sfida a tutto il gruppo e vincerla, grazie a un chilometro-capolavoro. ‟Il più duro della mia carriera” ammette lui. Ma intanto, che soddisfazione. Quel panache, come amano dire i francesi. Oltre che alle quotazioni di Cancellara, in netto rialzo come potete immaginare, l’inatteso ordine di arrivo di Compiegne risarcisce parzialmente chi ha sopportato l’enorme lagna di questa tappa. Che era la più lunga del Tour (236,5 km) e ha fatto registrare la media più bassa, su un tracciato senza difficoltà, dal '98 in qua. I 35,810 finali si debbono a trequarti di gara corsa sui 32-33 e a un’ultima ora velocissima. Giustificazione del gruppo: vento in faccia e di traverso. Non molto forte, peraltro. Credo piuttosto che il gruppo abbia deciso di tirare il fiato, in attesa di conoscere nome e cognome del prossimo padrone. Per ora il padrone è Cancellara, che riesce a vincere la tappa più corta e quella più lunga, ma rotolerà indietro appena cominceranno le salite vere, e lo sa. «Il mio problema è la bilancia. A cena mangerò poco, ma una bella bottiglia di Champagne non me la leva nessuno». Giusto, tanto più che siamo in zona. Reims è a meno di cento chilometri. Nella zona di Troyes, cioè nell’Aube, si passa oggi. Per colpa dei novanta e passa minuti di ritardo accumulati dalla corsa, saltano le prenotazioni nei ristoranti più o meno stellati, ma sono gli incerti del mestiere. Nell’Aube si trova uno champagne più robusto, da sole uve nere, meno famoso e meno caro di quello di Reims, che è un po’ l'equivalente di Alba per i tartufi. Nell’Aube si trovano grandi bottiglie sui 12-15 euro, roba da riempire il baule della macchina, se sopportassero venti giorni di viaggio, sbalzi termici e scossoni. Peccato. La giornata più lunga per sei squadre (Astana, Lotto, Fdj, Ag2R, Discovery e T-Mobile) comincia alle 7 con la visita dei vampiri. Sono, nel gergo dei ciclisti, gli inviati dall’Uci a prelevare il sangue. Sono cinquantatré i corridori controllati, tutti in regola. Cosa che farà piacere al «Berliner Zeitung» che quest’anno ha deciso di non pubblicare una sola riga sul Tour non giudicandolo al di sopra di ogni sospetto, anzi. La corsa, come aveva fatto notare Cancellara, segue il solito copione del 2007, insolito se riferito agli anni precedenti. Primo tentativo di fuga, fuga. Dopo 6 km se ne vanno due francesi, Vogondy e Ladagnous, cui molto più tardi (km 184) si aggiungeranno un altro francese, Augé, e il belga Willems. Vantaggio massimo sui 14’, il gruppo se la prende comoda. Paesaggio di nuvole basse, campi di grano e barbabietole, lino e patate. Picardie si potrebbe tradurre in Zappalandia, perché picard nel linguaggio della zona significa zappatore. Chi non lavorava zappando la pelle della terra, ci andava a lavorare in pancia. È zona di miniere, ma ormai sono tutte chiuse. L’ultima a Wallers, nel 1989 tre anni dopo ci hanno girato Germinal con Depardieu. Il gruppo si ferma a salutare Jean Marie Leblanche (ex patron del Tour, ha chiuso l’anno scorso) e si sveglia progressivamente dal letargo, le squadre dei velocisti allungano il passo. A 20 km dal traguardo i quattro hanno ancora 2' 18’’. Calcolando la perdita di 10’' a chilometro, gli resterebbe un piccolo margine. A 10 km dal traguardo il vantaggio è sceso a 1’26’’, si può ancora sperare. A 5 km, solo 44’’, il braccio di ferro pende dalla parte del gruppo. Willems tenta la soluzione individuale. Ripreso. A 2 km, 22’’. C’è una curva a gomito che immette su un breve tratto in pavé, poi l’ultima curva, a destra. Se piovesse, finirebbero in molti a gambe per aria, ma non piove. Cancellara esce dalla seconda curva come lo avesse tirato una fionda Nessuno abborda le curve come lui. Ai 500 metri è sui quattro, non del tutto rassegnati (Ladagnous finirà undicesimo nello sprint). Si è levato di ruota l’intero di gruppo, che si sfrangia in avanti per raggiungerlo. Ma Cancellara non lo chiamano Spartacus per caso. Non si volta mai indietro, spinge i pedali con una potenza spaventosa, fa in tempo ad alzare le braccia mentre con un colpo di reni Zabel soffia il secondo posto a Napolitano, uscito bene dalla mischia. Dice Cancellare: «Non conoscevo il percorso, stavo avanti per non rischiare un’altra caduta. All’uscita della curva ci ho provato, ma niente era programmato, sono cose che vengono di istinto e spesso lasciano con un pugno di mosche in mano. A me è andata bene, sono molto fiero di questa vittoria. Può darsi che mi abbia ispirato quel pezzetto di pavé». Già, può darsi. L’anno scorso aveva vinto la Parigi-Roubaix (con partenza da Compiegne). Stavolta si è ripetuto in senso contrario. La Roubaix-Parigi sugli almanacchi non esiste, ma è un dettaglio che a Cancellara importa poco, anzi nulla. Anche la felicità non è sugli almanacchi, e ieri lui ha fatto il pieno.

Gianni Mura

Gianni Mura (Milano 1945). Studi classici, entra alla “Gazzetta dello Sport” nel 1964. Giornalista professionista dall’aprile del ’67. Altre testate: “Corriere d'informazione” (72/74), “Epoca” (74/79), “L'occhio” (79/81). Inviato di “Repubblica” …