Gianni Mura: Le tv tedesche lasciano il Tour. "Non raccontiamo storie fasulle"

19 Luglio 2007
La tivù tedesca di Stato (Ard e Zdf, che si alternano nelle dirette) da ieri pomeriggio non trasmette un´immagine del Tour. Questo in seguito alla comunicazione della positività di un corridore della T-Mobile, Patrik Sinkewitz. Questa positività, al testosterone, è stata rilevata dalla Nada, l´agenzia antidoping tedesca, e risale a controlli a sorpresa effettuati l´8 giugno, quando la squadra era in allenamento sui Pirenei. Sinkewitz, ancora in ospedale dopo la frattura al naso di sabato a Tignes, si proclama innocente. Intanto, la sua squadra lo ha sospeso. E un suo compagno, Gerdemann, non è tenero: ‟Non voglio giudicare prima delle controanalisi, ma se Sinkewitz si è drogato è un vero stupido. Non puoi giocare col tuo lavoro, i tuoi guadagni, la tua salute e la credibilità di uno sport. Quando ho indossato la maglia gialla ho detto che siamo sulla buona strada. E lo penso ancora, visto che i positivi vengono fuori”.
Al posto del Tour, ieri è andato in onda un servizio di un´ora sul doping. La decisione di oscuramento sembra definitiva, ma non sono da escludere ripensamenti. ‟Siamo venuti malvolentieri” dice Roman Bonaire della Ard, ‟avvertendo che di fronte ad altri casi di doping avremmo dovuto prendere una decisione. Non potevamo non lanciare un messaggio ai corridori, agli sponsor, ai tifosi”. E Peter Kademann (Zdf): ‟Siamo dalla parte di chi paga il canone ed è stanco di vedersi raccontare imprese fasulle. Se il ciclismo non si allontana con decisione dalla via del doping, non gli si può fare da cassa di risonanza”.
A metà pomeriggio Thomas Stange, portavoce della Zdf, aveva annunciato la ‟sospensione delle telecronache fino al totale chiarimento del caso Sinkewitz”. Cioè, possono correre giorni e giorni per gli esiti della controanalisi. Prima di passare ad altri commenti, va ricordato che dieci anni fa, con Ullrich in maglia gialla, il Tour in Germania toccava il 58 % di share mentre quest´anno è partito da Londra con un magrissimo 8 %, salito al 21 il giorno di Linus Gerdemann. Non da ieri la T-Mobile, come del resto Gerolsteiner e Milram, hanno preso a ragionare su investimenti e resa. Molti sponsor, a maggior ragione se qualche schermo importante viene oscurato, si chiederanno se valga ancora la pena di finanziare una squadra ciclistica. E in questo senso (cioè penalizzando in termini economici per motivi etici) la tivù tedesca può aver trovato un modo molto incisivo di combattere la cultura del doping. Che poi tutti lo apprezzino, non è detto.
Il Tour non ha tardato a rispondere, per bocca di Patrick Clerc, presidente dell´Aso che organizza la corsa. ‟Abbiamo appreso durante la tappa della positività del corridore Sinkewitz e la prima reazione è stata di stupore. I corridori sanno che siamo determinati a fare la guerra al doping, che i controlli sono sempre più efficaci, che è più difficile passare tra le maglie della rete. Di questa positività avremmo preferito essere informati prima della partenza da Londra, ma così non è stato”. Quanto alla tivù tedesca ‟troviamo che sia una decisione alquanto paradossale. Come si può far capire a tutti che siamo impegnati a fondo contro il doping? Se non si cerca, non si trova. Nessuno può accusarci di non cercare e non è oscurando il Tour che si appoggia la lotta al doping. E´ veramente singolare che siamo sanzionati nel momento di massimo impegno”. Al suo fianco, nella trasmissione di Gerard Holtz, una sorta di ‟Processo alla tappa” Daniel Bilallian, di France Television: ‟All´impegno del Tour noi crediamo e facciamo il nostro lavoro con servizi e commenti che non nascondono nulla”.
Tra i suiveur la discussione è aperta. Il segnale lanciato è importante ma non privo di contraddizioni. Dieci anni fa o giù di lì tutte le vittorie della Telekom erano prese per oro colato. Adesso il sospetto è sistematico. Per il Tour di quest´anno, proprio per il clima che si era creato, la tivù tedesca aveva rinforzato il settore di giornalisti esperti di doping, più che disposti a domande scomode a cui molti corridori di squadre tedesche e anche gli ex, passati alla Astana (Kloden in testa), non hanno mai voluto rispondere. Il Tour si può coprire in tanti modi, anche parlando più di doping che di corsa, è una scelta come un´altra. Io credo che oscurandolo non lo si renda più limpido, gli si dà solo la patente di appestato e viene messo in isolamento. Succederebbe anche con le Olimpiadi, l´atletica, il calcio? Non si sa, lo spiraglio è aperto e il dibattito prosegue.

Gianni Mura

Gianni Mura (Milano 1945). Studi classici, entra alla “Gazzetta dello Sport” nel 1964. Giornalista professionista dall’aprile del ’67. Altre testate: “Corriere d'informazione” (72/74), “Epoca” (74/79), “L'occhio” (79/81). Inviato di “Repubblica” …