Giorgio Bocca: Il piacere di servire

01 Agosto 2008
Tutti educati e con autocontrollo. Niente insulti, niente parolacce. Rispettiamo i capi di Stato e il sommo pontefice. La schizofrenia politica italiana, incontinente, riempie televisioni e giornali con la sua demenza, le contraddizioni, i nonsense, l'assurdo e soprattutto il girare a vuoto.
Dicono che il capo dello stato Napolitano si è chiuso in un addolorato silenzio. Fa bene. Che altro resta da fare in un paese che sta andando alla deriva, dove la politica è succube di una economia anarcoide? Vogliamo guardare le cose come stanno? Vogliamo dirci a che punto è la disunità d'Italia, quello che dell'Italia si pensa nel mondo? Ha destato scandalo il fatto che ai giornalisti americani al seguito di Bush sia stata distribuita una biografia del nostro presidente del consiglio che testualmente dice: "Egli è uno che domina il mercato televisivo e grazie a esso è salito ai più alti gradi della politica, anche se in politica è un dilettante, così è diventato ricchissimo e regna nel paese della corruzione e dei corrotti".
Il presidente americano Bush ha chiesto scusa al nostro primo ministro, assicurandogli la sua stima come amico e come statista, ma tutti sanno che la versione data ai giornalisti è sostanzialmente vera, confermata dallo stesso Berlusconi e dai suoi più stretti collaboratori. Vedi l'amico di sempre Fedele Confalonieri, che al momento della scesa in campo di Silvio disse: "Se non entravamo in politica, l'alternativa era di finire in galera come ladri o come mafiosi". E il fondatore di Publitalia, Marcello Dell'Utri: "Che facciamo? - gli chiesi". "Facciamo un partito". "Ma come lo facciamo un partito?". "Lo fanno tutti - disse - lo facciamo anche noi".
Dunque un dilettante, anche se abile e bravo a persuadere i concittadini di essere il nuovo uomo della Provvidenza.
Ma è proprio il successo del politico improvvisato, la sua capacità di farsi amare, o invidiare, o temere da milioni di italiani a confermare la versione: il successo di Silvio, la sua capacità di piacere agli italiani, dipende da molti aspetti, ma soprattutto dal piacere di servire i potenti e da quello di ‟incoraggiare la fortuna” salendo sul carro del vincitore.
Tutto ciò rientra nella mentalità di una borghesia che diffida dello Stato, e che alla libera concorrenza troppo rischiosa e faticosa, preferisce l''amicizia' mafiosa, la pianificazione dei privilegi, oltre, s'intende, che dei servizi e delle obbedienze. Fa dunque un certo effetto schizofrenico leggere le cronache delle manifestazioni della sinistra, dove i partecipanti si esortano alla moderazione, condannano gli eccessi polemici, bandiscono gli insulti come se fossero a un congresso di pacifisti sul lago di Ginevra, e non in una democrazia morente o già morta, con preoccupanti ricorsi di Fascismo. Nessuno, a quanto pare, drammatizza. Il mondo è pieno di stati autoritari dove la gente in qualche modo campa, nel Kazakistan c'è un padre padrone che ha incamerato le ricchezze petrolifere del paese, e con una figlia padrona di tutto il sistema alberghiero. E in Bielorussia il capo del governo democratico è l'ex luogotenente di Stalin.
Dunque su di animo, cari concittadini: in qualche modo vivremo e andremo in vacanza, anche se per qualcuno torneranno i lager e le polizie segrete. La pubblicità è in crescita. Niente paura.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …