Giorgio Bocca: Morire a Kabul

16 Ottobre 2009
La morte dei sei paracadutisti italiani in Afghanistan ha destato grande commozione e ha riempito per giorni la nostra informazione. Ma sulle ragioni reali per cui sono morti, cioè sul perché noi partecipiamo all'occupazione armata dell'Afghanistan, il silenzio o l'elusione regnano sovrani. Per decisione della Nato, dicono i nostri governanti. Ma cosa è la Nato e che ruolo noi abbiamo nella Nato? In teoria è una spontanea alleanza di nazioni che vogliono difendere la loro libertà da aggressioni autoritarie. Nella pratica è un'alleanza militare in cui gli Stati Uniti hanno di fatto l'egemonia militare e tecnica grazie alla quale sono loro a prendere le decisioni più importanti. Non vincolanti ma quasi, come si evince dal fatto che non tutti i paesi della Nato partecipano alla guerra in Afghanistan, ma quelli che vi partecipano devono allinearsi alla propaganda e ai silenzi della potenza egemone.
Quali silenzi? Quali elusioni? Ai tempi dell'intervento armato in Serbia si tacque o si eluse sui feroci bombardamenti che colpirono anche i civili di Belgrado e interruppero per anni la libera navigazione del Danubio, oggi si tace o si sorvola sull'uso dei 'droni', gli aerei senza pilota che ripetono e in alcuni casi inaspriscono le rappresaglie sulle popolazioni che resero feroce la Seconda guerra mondiale. I droni non colpiscono solo i terroristi, ma fanno strage della popolazione civile, come il presidente Karzai ha spesso denunciato. Lo scopo è il medesimo per cui Stalin riempì di patrioti polacchi le fosse di Katy'n, Hitler bombardò Varsavia e anche gli Stati democratici ricorsero alla guerra totale: terrorizzare il nemico.
Ma fino a che punto il silenzio o la propaganda sono più utili di una reale conoscenza dei problemi? Fino a che punto le decisioni del Pentagono sono esenti da ogni critica etica o pratica che sia? Che ne sa l'opinione pubblica italiana dei droni? Perché ogni pubblica discussione su queste nuove armi è taciuta o sorvolata come un tradimento? I droni sono aerei senza pilota che possono decollare da piste fisse o mobili controllati a distanza da persone prossime ai campi di battaglia come lontane decine di migliaia di chilometri. Se il divario tecnologico tra i tedeschi e gli italiani era grande negli anni della guerra partigiana, osserva il professor
Luigi Sertorio, quello fra gli americani e gli afgani oggi è enorme. I droni possono volare rasoterra o a quote altissime, al riparo da ogni contraerea, portare missili con esplosivi chimici o nucleari e il loro pilota può stare seduto al sicuro in un centro guida grazie al posizionamento satellitare. Senza rumore, senza prevedibilità, senza possibilità di risposta che non sia il terrorismo.
I talebani, il terrorismo, sono un fenomeno misterioso con effetti demoniaci, ma sono anche simili ai droni: non si manifestano e non vengono allo scoperto. Il terrorismo è folle, ma non disumano, nel senso che è opera degli uomini e non degli alieni. E per capirlo non basta maledirlo, bisogna cercare le cause da ogni parte, anche dalla nostra, per esempio della scienza e della tecnica che fabbricano i droni.
"L'America", ha detto il presidente Obama, "è stanca della guerra". Non solo l'America. Ai nostri produttori, ai nostri scienziati, ai nostri politici il professor Luigi Sertorio fa questo augurio: che li assista finalmente l'angelo dell'intelligenza. Ma come si può pensare, come pensano i sostenitori della guerra a oltranza contro i nostri diversi, che dopo averli massacrati si prenderanno cura nel futuro della nostra civiltà?

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …