Michele Serra: Alla convention dei corleonesi

23 Giugno 2008
In una convention segretissima, convocata con manifesti murali e tenutasi in un ovile delle Madonie, i pochi Corleonesi residui hanno affrontato la grave situazione determinata dall'ascesa irresistibile dei Casalesi. Gridando fortissimo per coprire i belati delle pecore, mentre le donne in un angolo mondavano i fagiolini, il relatore si è chiesto con franchezza se lo sforzo di modernizzazione di Cosa Nostra non stia subendo qualche ritardo.
L'egemonia dei Casalesi è vissuta con crescente fastidio. Mentre a Scampia la cocaina si vende a cielo aperto, in pittoreschi mercatini animati dalle urla festose del dettagliante (‟Cocaina! La cocaina bella!”), versandola con un mestolo nelle tasche dei clienti, a Palermo si deve ancora ricorrere al penoso trucco delle bustine passate di mano in mano in androni oscuri e maleodoranti, simulando forti dolori di pancia per far credere al vicinato che si tratti di bicarbonato. Un affiliato ha proposto di contrastare i Casalesi entrando nel mercato dei rifiuti tossici e radioattivi, presenti in Sicilia in misura vergognosamente bassa. Per incrementarne la produzione, esiste un piano A, che punta sul lancio in grande stile del pecorino arricchito, e un piano B, più semplice, che prevede di corrompere un sottosegretario e promuovere a rifiuto tossico anche le comuni pattumiere domestiche, da interrare ogni notte clandestinamente nelle cave di tufo anche se non ce ne sarebbe alcun bisogno.
Al lavoro anche gli esperti di immagine, piccati per il clamoroso successo di Gomorra, libro e film, che ha lasciato con l'amaro in bocca la mafia siciliana, facendo impallidire lo share della fiction su Totò Riina. Allo studio una nuova serie televisiva, ‟I Provenzoni”, sulla falsariga dei Cesaroni, con figure ordinarie e popolari come il killer, l'esattore del pizzo, il grossista di acido, il confezionatore di tritolo, il negoziante ammazzato, il vicequestore cornuto. Si cerca uno scrittore locale in grado di emulare Saviano scrivendo il romanzo ‟Andorra”, titolo che piace perché è assonante con Gomorra anche se non c'è alcun nesso logico con la mafia.
Va un po' meglio sotto il profilo del look e dello stile, entrambi decisivi per l'impatto sociale. I mafiosi siciliani possono ancora competere alla pari con i camorristi campani: l'archetipo del grassone volgarissimo e semianalfabeta, che gira in canotta traforata anche d'inverno, è ancora molto diffuso in entrambi i territori. Qualche ritardo si registra ancora nei tatuaggi, che sulla manovalanza camorrista sono così diffusi da arrivare a coprire anche le scarpe, i vestiti e i mobili di casa. Per rimediare, è stato chiamato a Palermo, dalla Colombia, il tatuatore di fiducia dei narcos, un vero virtuoso, in grado di tatuare anche gli organi interni.
E la 'ndrangheta? L'ottimo andamento del fatturato non basta a consolare la malavita calabrese dell'insufficiente presa presso l'opinione pubblica mondiale. In una convention tenuta in una spelonca in Aspromonte, aperta dalla processione del Santo Patrono e chiusa da un paio di omicidi rituali, la 'Ndrangheta si è ripromessa di risalire la china trovando uno scrittore locale che emuli il successo di Gomorra, scrivendo un romanzo dal titolo ‟Paporra”, che non significa niente, ma ha forti assonanze con il libro di Saviano. Dubbi degli esperti anche sulla denominazione 'ndrangheta, che anche gli affiliati pronunciano con difficoltà, spesso rinunciando a dirlo e ricorrendo all'espressione corrente ‟quella roba là”. Ma gli anziani sono molto affezionati al nome dell'associazione: è un termine onomatopeico che ricorda il crollo di una catasta di rottami di ferro abusivi.
Infine si segnala l'imminente ingresso nel settore di una nuova forza emergente, i Pesaresi, che contano sull'effetto sorpresa. Puntano sul traffico di piadine tossiche, quelle con rucola e formaggio squacquerone, impossibili da tenere in mano senza lordarsi e dunque buttate subito dopo l'acquisto, in milioni di esemplari, nei cestini dei rifiuti della Riviera.

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