Cesare Beccaria

Cesare Beccaria (1738-1794) nacque in un’altolocata famiglia milanese. Studiò a Parma e a Pavia, e si avvicinò ancora giovane al pensiero illuminista dopo la lettura di Lettere persiane di Montesquieu. Fece parte del cenacolo dei fratelli Pietro e Alessandro Verri, collaborò alla rivista Il Caffè e contribuì a creare l’Accademia dei Pugni nel 1761, fondata secondo un suo concetto dell’educazione dei giovani mirante a rispettare i suoi principi di legalità. Cesare Beccaria pensava che l’uomo acculturato fosse meno incline a commettere delitti. Nel 1764 diede alle stampe Dei delitti e delle pene (Feltrinelli, 1991), inizialmente anonimo, breve scritto contro la tortura e la pena di morte che ebbe enorme fortuna in tutta Europa e nel mondo (Thomas Jefferson e i padri fondatori degli Stati Uniti, che la lessero direttamente in italiano, presero spunto per le nuove leggi americane) e in particolare in Francia, dove incontrò l’apprezzamento entusiastico dei filosofi dell’Encyclopédie, di Voltaire (che ebbe anche una corrispondenza con Beccaria) e dei philosophes più prestigiosi che lo tradussero (la versione francese è opera dell’abate filosofo André Morellet, con le note di Denis Diderot) e lo considerarono come un vero e proprio capolavoro. L’opera fu messa all’Indice dei libri proibiti nel 1766, a causa della distinzione tra peccato e reato.