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Mio
padre morì intorno alle quattro del pomeriggio nella camera
matrimoniale della sua casa di Ossining, nello stato di New York. Era
il 18 giugno 1982. Da allora ho scoperto svariati modi più o
meno efficaci di riportarlo indietro, di renderlo vicino e reale. Ho
messo al polso il suo orologio, ho riletto i suoi libri, ho parlato coi
suoi amici. Ho letto le sue lettere. Insisteva sempre che le gettassi
via. “Conservare una lettera è come cercare di
preservare
un bacio.” Ero un figlio obbediente, ma in questo caso non
gli
diedi ascolto. Ho custodito gelosamente la sua corrispondenza e
così hanno fatto molte altre persone. E la ragione per cui
queste lettere sono talmente straordinarie, la ragione per cui lo
riportano alla mente con tanta vivezza, è che lo scrittore
era
sinceramente convinto che sarebbero state gettate. Mio padre era di un
candore estremo, quasi compulsivo, con noi figli. Capivo quando aveva
bevuto troppo gin. Capivo quando era in imbarazzo, capivo quando
commetteva adulterio. Capivo perfino che tonalità di
rossetto
lei portasse. Ho spesso udito più di quanto volessi. Ma sono
ancora sconvolto da alcune cose che ho scoperto nelle sue lettere. |
Il
libro |