Intervista a J.G. Ballard - cura della redazione di www.feltrinellieditore.it © 2004

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Salve! mi chiamo J. G. Ballard e sono uno scrittore inglese. Il mio ultimo libro, Millennium People, è stato appena pubblicato in Italia, spero davvero che lo leggiate, e che vi piaccia. E magari vi verrà voglia di leggere altri miei libri. Uno o due sono anche diventati dei film, come L'Impero del Sole di Steven Spielberg, o Crash, di David Croneneberg. Magari, se li avete visti, avete un'idea dei libri che scrivo.
Cerco di sorprendere un po' i miei lettori, mostrando loro un punto di vista non convenzionale sul mondo e tentando di raggiungere i luoghi più profondi delle loro menti.
Spero che quando avrete letto miei libri, troverete che ne sarà valsa la pena. Grazie!

Su Millenium People

In Millennium People ho descritto un gruppo di persone della media borghesia che vive nel quartiere di Chelsea Marina, a Londra, ai giorni nostri: medici, commercialisti, architetti, uniti dalla sensazione di essere stati sfruttati. Questi professionisti sono infatti convinti che la classe sociale a cui appartengono, la middle class, venga data per scontata e che la società se ne approfitti confidando sul loro senso di responsabilità. In effetti, questo senso di responsabilità è ciò che la media borghesia offre, da sempre. Sono i dottori, gli avvocati, i funzionari di polizia, i quadri, gli impiegati statali a guidare la società e a tenerla compatta. I ricchi passano il tempo trastullandosi, la classe lavoratrice lavora, ma è la classe media ad assumersi le responsabilità. In cambio, ha sempre ricevuto sicurezza, un certo status e la sensazione di essere importante. Ma ora in Inghilterra, così come probabilmente in America, in Francia, in Italia e in Europa occidentale, la situazione è cambiata: la classe media non ha più certezze.
Neanche di fronte alla preparazione professionale di architetti, avvocati, medici esiste la garanzia di un lavoro stabile. Al giorno d’oggi molti appartenenti a questa classe sociale hanno salari pessimi. In Inghilterra, i borghesi hanno sempre mandato i figli in scuole private, si sono sempre serviti di dottori privati, ora in molti non riescono ad affrontare queste spese, in molti hanno dovuto rinunciare ad avere domestici. Questo è il motivo della loro protesta e della loro rivoluzione descritta in Millennium People.
Penso che i borghesi, i medici, i commercialisti, gli architetti, gli impiegati statali che iniziano la rivoluzione in Millennium People non vedano se stessi come i nuovi proletari, la nuova classe lavoratrice, ma abbiano semplicemente realizzato di essere stati sfruttati esattamente come era accaduto cinquant’anni prima alla classe proletaria. Lavorano duramente per salari miseri e senza sicurezza. Così protestano per quelle che reputano le condizioni fondamentali di vita.
Penso che sia in atto una grande rivoluzione. La violenza è interamente giustificata. I protagonisti sono convinti che l’unico modo per attirare l’attenzione verso i loro problemi sia piazzare delle bombe. Quindi mettono bombe alla BBC, nelle gallerie d’arte, nei grandi magazzini.
La media borghesia di questo paese, ma sono convinto che il discorso sia lo stesso in Italia, Francia o Germania, non ha più l’impressione di essere tutelata. Millennium People si occupa proprio di questo fenomeno, dell’insicurezza della classe media. E una classe sociale insicura può diventare anche pericolosa. E ho quindi cercato di far capire come l’aumento della criminalità del 2003 continuerà a crescere nei prossimi anni.

Il mondo sommerso e lo "spazio interiore"...

Mi ricordo che nel 1959 stavo ascoltando la radio e che all’udire i segnali provenienti dallo Sputnik 1 …pip…pip…pip provenienti dallo spazio, pensai: "Mio Dio, questo è un messaggio proveniente da un mondo nuovo!".
Ma nel momento della stesura di alcuni racconti e, pochi anni dopo, del primo romanzo Il mondo sommerso, ho voltato le spalle allo spazio perché, per quanto impressionante sia stato il lancio del satellite, o l’astronauta americano Armstrong, che nel 1969 arrivò sulla Luna, tutto ciò non aveva niente a che fare con le nostre esistenze. La vita in questo mondo, nel nostro pianeta, sulla Terra, era molto più interessante di qualunque altra cosa potesse accadere nello spazio.
Ho pensato che fossero interessanti lo spazio psicologico, quel luogo interno della mente umana in perenne trasformazione, e le relazioni umane nel mondo postbellico. Questo era veramente interessante. In qualche modo tutti stavano diventando esploratori del proprio spazio interno. La gente iniziava a indagare. La sessualità, le droghe, lo svago, il tempo libero. Le persone stavano esplorando nuovi tipi di relazione, stavano guardando al matrimonio, si chiedevano se dovesse durare tutta la vita. C’erano nuove relazioni emergenti: i gay e le lesbiche iniziavano ad avere una grande influenza sulla cultura, sulla moda. Questo è quello a cui si dovevano rivolgere gli scrittori in tutti i modi possibili, non allo spazio, alle strani vesti di un alieno o alle difficile condizioni di vita su un altro pianeta.
Così, Il mondo sommerso, il mio primo romanzo, indagò la complessa storia della razza umana, che tutti noi ci portiamo nel nostro DNA. La memoria di milioni di anni passati. Ci sono geni che mantengono vivi ricordi remoti di foreste primordiali, radicati nel nostro cervello, che emergono quando dormiamo, di notte, nei sogni. Il mondo sommerso riguardava il grande passato biologico di cui tutti noi siamo il prodotto.
Quando è nato il mio primo figlio, vedendolo emergere dal ventre materno, rimasi colpito del fatto che una creatura di solo 1 o 2 secondi di vita avesse un viso, dei capelli che lo facevano assomigliare a una scultura egizia. "Mio Dio, questo è mio figlio! È vecchio milioni di anni, perché ha alle spalle tutta la razza umana, poi click…era solo un bambino appena nato.
Tutti noi siamo parte di un organismo: i nostri padri, le nostri madri, i nostri nonni, le nostre nonne e i nostri avi del passato. Il mondo sommerso descrive questo passato, e il viaggio per scoprirlo.

Crash e l'estetica della violenza

Ho scritto un libro in cui affermavo che gli incidenti stradali erano una cosa positiva e che avevano un risvolto sessuale. Poi ho atteso le reazioni... Crash è per molti versi il mio romanzo più provocatorio. È un romanzo che ha fatto imbestialire moltissima gente. Quando David Cronenberg fece il film nel 1996, non poté proiettarlo in Inghilterra per circa un anno. C’erano masse di persone furiose. La cosa strana è che, nello stesso tempo, non esisteva niente che la gente amasse di più che vedere film con scene di scontri di macchine. Nel periodo in cui scrissi Crash, nel 1971-72, qualunque film di Hollywood riportava scene con incidenti automobilistici.
Negli anni ’70 la gente si era un po’ stufata del sesso. Ed ecco quindi il nuovo sesso, la violenza. Le persone erano affascinate dalla violenza, non erano interessate a film pornografici, ma a film violenti. Ma cosa amavano le persone degli incidenti automobilistici? Mi chiesi allora: "E’ possibile che, invece di essere una cosa malsana, questo interesse per la violenza, abbia un risvolto positivo? Forse gli incidenti automobilistici in un certo senso sono liberatori, e gli uomini hanno bisogno di violenza, magari la loro immaginazione è accesa dalla brutalità, e tutto questo a causa del nostro passato di predatori. La razza umana è sempre stata, nella sua storia, incredibilmente sanguinaria. La storia dell’uomo è una storia di sangue. Forse la violenza, e in particolare quella creata dalla tecnologia (la tecnologia delle automobili) è in qualche modo liberatoria e contribuisce ad aprire i cancelli mentali verso un nuovo mondo".

L'impero del sole e la sopravvivenza umana

Penso che il tratto fondamentale de L’Impero del Sole, che si basa sulla mia infanzia in Cina durante la Seconda guerra mondiale, risieda nel fatto che le persone siano disposte a qualunque cosa pur di sopravvivere. La sopravvivenza non è solo questione di permanenza fisica in vita, di procurarsi il cibo o di stare al caldo.
La sopravvivenza è una condizione mentale, sta dentro la testa.
La gente è disposta a credere qualunque cosa per sopravvivere: il mio alter ego più giovane, il ragazzino de L’Impero del Sole all’inizio è spaventato dalla guerra e dai giapponesi. Ma poi impara ad amare la guerra, perché questo è il mezzo che gli permette di sopravvivere. È anzi il solo modo per sopravvivere. E così diventa un figlio della guerra.

JGB e il cinema

Mi ha colpito molto il fatto che i film più importanti tratti da miei romanzi, siano stati girati da Spielberg e Cronenberg, due registi che hanno iniziato la loro carriera, come me, con la fantascienza.
Spielberg ha esordito con Duel, Lo squalo, Incontri ravvicinati del terzo tipo, E.T.: sono tutti film di fantascienza. Cronenberg con un film come Shivers e nei primi film si è occupato di una specie di fantascienza biologica.
Pur ispirandosi alla fantascienza, i loro film non erano fantascienza pura, il che vale anche per i miei libri. In realtà io non ho mai scritto fantascienza, anche se ne sono stato ispirato, il che è leggermente diverso. Così come sono stato influenzato dal surrealismo, al pari di Cronenberg.
Tutti e tre, io, Spielberg e Cronenberg abbiamo descritto black-out psicologici, ci siamo occupati di insoliti stati mentali. È ovvio che mi ritengo molto fortunato per aver avuto questi due grandi registi che alla fine, pur nella loro diversità, finiscono per assomigliarsi.

JGB e l'arte

Sono sempre stato interessato all’arte, di tutti i tipi. Quando ero studente ero solito andare alla National Gallery di Londra per ammirare i dipinti rinascimentali, e tutte le volte che ho trascorso le mie vacanze in Italia e in Francia ho visitato musei per ammirare le opere degli antichi maestri. Tutti sono stati fonte di grande ispirazione. Del XX secolo ho amato in particolar modo il surrealismo e sono interessato ai numerosi movimenti artistici. Mi piace la pop art, Andy Warhol e gli altri artisti pop. Sono affascinato dall’idea di trasformare in arte questo mondo consumista, una lattina di minestra e una bottiglia di Coca Cola. Andy Warhol ha fatto opere d’arte servendosi di fotografie prese dai giornali. Mi incuriosiscono anche i giovani artisti britannici, gente come Damien Hirst e Tracey Emin, che reputo molto interessanti. Sono artisti che cercano di dire qualcosa sulla realtà.
Viviamo in un mondo totalmente dominato dalla pubblicità. Al giorno d’oggi tutto è preconfezionato, progettato, studiato, preparato. I pubblicitari sono convinti di sapere cosa la gente vuole comprare.
Poiché viviamo in un mondo in cui tutto è commercializzato: anche le relazioni interpersonali. La gente riarreda la propria casa per far colpo sugli propri amici, e lo fa imitando quello che vede nella pubblicità.
Damien Hirst ha scioccato con la sua pecora, la sua mucca tagliata a metà; e Emin ha fatto qualcosa di simile con il suo famoso letto. Entrambi provano a rigenerare la realtà. Hirst afferma: "questo è un corpo, e questa è la morte". Emin dice: "questo è un letto, è il casino che una ragazza ha nel proprio letto". Questi artisti cercano di riprendersi la realtà togliendola ai pubblicitari. È molto interessante.

Le icone pop dei nostri giorni

Mi dispiace affermare che non credo ci siano più icone pop. Oggi abbiamo celebrità. Che sono artefatte, irreali. L’icona pop non esiste più. Sono cresciuto in un’epoca in cui il sistema degli studios hollywoodiani era ancora dominante, negli anni ’40, ’50 e ’60. Per molti versi prima della televisione. Al tempo dei vecchi studios, e questo si applica anche ai film italiani, francesi e inglesi, avevamo grandi stelle, creature letteralmente paradisiache. Seduti sulle poltrone dei cinema vedevamo in lontananza i loro visi argentei sullo schermo ed eravamo pieni di ammirazione. Erano i nostri dei. Marilyn Monroe, Clark Gable, Gary Cooper, Gina Lollobrigida, Brigitte Bardot. Erano grandi stelle. Erano il mistero. Avevano fascino. E soprattutto erano lontane.
Oggi abbiamo celebrità che vediamo in televisione, in primo piano. Famosi per non si sa cosa.
Sono convinto che la nostra sia un’epoca di non eroi. Oggi non ci sono più eroi. Viviamo nell’era dell’uomo comune, dell’eroe comune. David Beckham, il calcio. Chi appare in un quiz alla televisione diventa un eroe per 5 minuti. Andy Warhol aveva detto che in futuro tutti avrebbero potuto essere famosi per quindici minuti. Sta già succedendo. Onestamente, non riesco a immaginarmi icone odierne. Mi piacerebbe, e ho anche scritto su quest’argomento, ma non credo che ce ne siano più. Sono convinto che l’ultima sia stata la principessa Diana, morta in un incidente di macchina in un sottopassaggio parigino. Ha avuto la classica morte di un’icona, in un incidente. Ed è stata l’ultima.

Media e politica: Reagan, Schwarzenegger e Berlusconi…

Penso che la gente voti per qualcuno come Schwarzenegger governatore della California come se fosse un gioco. La gente è convinta che sia un gioco. La politica non è più presa seriamente. È tutto un gioco, anche se serio. Non importa chi è il governatore, chi è il presidente. Qui abbiamo Tony Blair che ci ha condotto nella guerra irachena per le ragioni sbagliate. La gente si sente mal guidata da lui. Penso che la realtà, la realtà di tutti i giorni offerta dal panorama dei media venga vista come un enorme gioco. Noioso.

JGB: uno scrittore estremista?

Se sono uno scrittore estremista? Beh, lo spero proprio. Spero di essere uno di quelli che convince la gente a tornare a riflettere sulle cose quotidiane. Alcuni miei romanzi sono stati molto estremi. Crash è stato, per tanti versi, un romanzo terroristico. Come una bomba in un caffè. Credo che lo scrittore cerchi in qualche modo di cambiare il mondo. È un’idea senza speranza, ma vale la pena provarci.

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