Il lavoro di Arnaldo Pomodoro per il teatro è guidato dagli stessi princìpi che muovono la sua ricerca di scultore, una sperimentazione mai fine a se stessa, costantemente in tensione verso il proprio obiettivo: “dare spazio alla visione”. Questo è il primo libro che lo documenta in modo rigoroso e completo.
Le annotazioni dell’artista, i numerosi contributi, le molteplici immagini – fotografie di scena, scatti che fissano sequenze di lavoro, bozzetti e disegni – compongono un racconto che accompagna il lettore attraverso l’intero percorso progettuale e realizzativo, nei meandri di quel lavoro interdisciplinare, complesso e affascinante, necessario per mettere in scena una rappresentazione teatrale.
Dopo le prime esperienze a Pesaro nell’ambito del Festival Nazionale d’Arte Drammatica dove ottiene un premio nel 1954 per il progetto scenico di Santa Giovanna dei Macelli di Brecht, sono oltre quaranta gli spettacoli per cui Arnaldo Pomodoro ha progettato e realizzato scene e costumi: dalla tragedia greca all’opera lirica, dal teatro contemporaneo alla musica. Si va dalla Käthchen von Heilbronn di Kleist sul lago di Zurigo nel 1972, con la regia di Luca Ronconi, alla trilogia dell’Orestea di Isgrò da Eschilo sui ruderi di Gibellina (1983-1985), a I paraventi di Genet, rappresentato per la prima volta in Italia al Teatro Testoni di Bologna nel 1990, fino a Cavalleria rusticana di Mascagni e Šárka di Janácˇek al Teatro La Fenice di Venezia nel 2009, con la regia di Ermanno Olmi.
Il libro contiene inoltre una lunga conversazione tra Arnaldo Pomodoro e il curatore Antonio Calbi, numerosi testi critici e una serie di testimonianze dirette dei protagonisti che hanno lavorato insieme all’artista; chiudono il volume una dettagliata biografia, una bibliografia scelta e l’indice dei nomi.