Dopo la scarcerazione dalla prigione di Reading, dove era stato rinchiuso in seguito alla condanna a due anni ai lavori forzati con l’accusa di omosessualità, Oscar Wilde si dedicò alla scrittura di quello che sarebbe stato il suo ultimo libro prima di morire. Lo pubblicò poi sotto lo pseudonimo C.3.3. (blocco C, piano 3, cella 3), il codice con cui Wilde era identificato durante la sua permanenza in carcere. Scrive il curatore di questa edizione, Luca Sanfilippo: “La Ballata è innanzitutto un poema sull’amore criminale dedicato a Charles Thomas Wooldridge, un condannato a morte recluso nel carcere di Reading in attesa di esecuzione. Ma è possibile leggere la Ballata anche come una storia gotica, una storia di spettri, di catene trascinate, di ombre in movimento che danzano alla luna. Non è solo la pena di morte a essere oggetto delle riflessioni quasi anarchiche di Wilde, ma la stessa istituzione del carcere. È per tutti i carcerati, suoi fratelli di pena, che l’autore canta i miasmi insopportabili, l’isolamento, il silenzio che ti corrode da dentro, le vessazioni gratuite inflitte ai bimbi impauriti, ai deboli di mente, ai vecchi incanutiti. Parla a tutti: folli e farabutti, carcerieri e galeotti, amati e amanti, vittime e carnefici. In ciascuno instilla il seme del dubbio e a ognuno offre consolazione, ora che l’artista conosce la sofferenza, ora che la poesia ha toccato la verità”.
“Nel carcere della città di Reading,C’è una fossa infame:
Vi giace un disgraziato,
I denti delle fiamme a farne strame.”