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Giovenale nei cinque libri delle Satire (ritenute da Quintiliano il genere romano per eccellenza) lancia frecce infuocate contro i bersagli più disparati, di ogni ceto e di ogni sesso. Dipinge il quadro di una società romana senza speranza, persa nelle sue mollezze decadenti e corrotte. I rampolli debosciati dell’aristocrazia si abbandonano ai vizi, la plebe resta mansueta e imbelle e si accontenta di panem et circenses. Le donne emancipate vengono ridotte da Giovenale a ninfomani fuori controllo. Orientali, Graeculi, Egiziani occupano i gradini più bassi dell’umanità, restando di poco superiori alle bestie. Le Satire contengono, in nuce, i semi di una rabbia civile sopravvissuta fino ai nostri tempi. E, al contempo, restano uno dei grandi capolavori della lirica classica.

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Decimo Giunio Giovenale

Decimo Giunio Giovenale (Aquino, 55/60 d.C. - Roma, dopo il 127 d.C.) è uno dei maggiori poeti e retori classici, noto soprattutto per le sue sedici Satire (“Classici” Feltrinelli, 2013), …

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