“Dediti alla giustizia ci mostreremo di nuovo in futuro; intanto, per un attimo di tempo senza pudore, affidati a me.”
Sofocle indaga i concetti di inganno e lealtà attraverso due tragedie che parlano di amore e amicizia. Trachinie è una rivisitazione del mito di Eracle e Deianira che rifiuta di ridurre la protagonista a una donna accecata dal desiderio di vendetta, mettendo in scena una figura di raffinata complessità, che perdona i tradimenti del marito e allo stesso tempo non può fare a meno di tentare di riconquistarlo. Sarà questa ostinazione a portarla a fidarsi del centauro Nesso, che prima di morire le aveva fatto credere che il suo sangue, in realtà avvelenato, avrebbe sortito gli effetti di un filtro d’amore. In un incastro di fraintendimenti, la storia di Eracle e Deianira si consumerà nella più cupa tragedia, ma non prima di aver gettato una luce sulla profonda sofferenza di chi ama e non ha le parole per dirlo. La seconda opera narra invece la vicenda di Filottete, abbandonato sull’isola di Lemno durante il viaggio verso Troia e raggiunto nove anni dopo da Odisseo e Neottolemo che intendono sottrargli con l’inganno l’arco con il quale avrebbero vinto la guerra. Ma, in uno sconvolgimento dell’agire tragico, Sofocle immagina per Filottete un lieto fine, con un gesto inaspettato che è anche un richiamo all’importanza della solidarietà tra uomini.