“È difficile immaginare una gioventù più monotona, più squallida, più destituita d‘ogni gioia della mia.”
Una madre mancata quando le figlie erano piccole, un padre convinto che per una buona educazione bastino energiche passeggiate all‘aperto e sommari riassunti di letteratura classica. Una casa fredda e spoglia, in cui sacchi di patate e castagne prendono il posto di comodità e abbellimenti. E una sonnolenta città di provincia dove gli unici eventi coincidono con le funzioni religiose. Questa è la vita di Denza, almeno fino a quando il padre decide di risposarsi con un‘attempata signorina dal grande senso pratico ma priva di compassione per gli struggimenti e i sogni a occhi aperti. Potrebbe essere l‘inizio di un feuilleton lacrimevole sulle disavventure della nostra eroina, ma l‘autrice di questo piccolo gioiello aveva altri piani. La Marchesa Colombi dà infatti vita a un romanzo folgorante che ri-balta tutti gli stereotipi del genere. Calati in una quotidianità autentica e credibile, i melodrammi della cosiddetta “narrativa femminile” vanno in frantumi, producendo una comicità irresistibile che smaschera una volta per tutte le smielate promesse d‘amore da sempre propinate alle giovani donne. Il risultato è un romanzo senza tempo, che Natalia Ginzburg lesse e rilesse per tutta la vita e Italo Calvino amò come un classico, opera di grande modernità di un‘autrice capace di incantare ancora oggi.