Tempo di innamoramenti, tempo di leggende, tempo di giochi e di... Il tempo (atmosferico) Secondo Stefano Benni.

Inverno

Quell’inverno era per metà gelato, e la sua acqua era divenuta argento fuso e zaffiro.
Qui, passo dopo passo su nevischio e fango, lei discese e si annegò.
Dicono che la mattina in cui tutto ciò fu scoperto, un inaspettato, folgorante tappeto di fiordalisi fosse nato sulle rive, e per questo il lago fu chiamato Acqua Celeste.

Di tutte le ricchezze
Wakiki rispose: "Facciamo che è venuto l'inverno e il geyser ghiaccia e noi scivoliamo giù e tiriamo in porta così forte che nessun essere umano o animale esistente può parare".
Pelé disse: "Facciamo che dal crepaccio nella crosta terrestre esce uno pterodattilo e para la palla col becco e vola verso la vostra porta".
Willie Redbush disse: "Facciamo che esce anche uno stegosauro che mangia il vostro pterodattilo e va verso la vostra porta col pallone in bocca"
Didì disse: "Facciamo che arriva un tirannosauro e fa un culo così al vostro stegosauro e molla un tirannotiro imparabile".
"Facciamo che no!" disse Wincott "perché esce un piudituttisauro che è più forte del tirannosauro e para."
"Reclamo!" disse Celeste "il piudituttisauro non esiste.

La Compagnia dei Celestini

Primavera

Era primavera, e il giardino del tempio era fiorito. Fiocchi di polline entravano dalla finestra, facendo intonar starnuti ai più delicati. Gli uccellini cantavano “Siboney”. Il sole scaldava il mondo. In un giorno come quello non era facile stare inchiodati a un banco di scuola, sia pure una scuola prestigiosa come il tempio baol. Perciò l'allievo Bed, mentre tutti iniziavano a scrivere, guardava fuori dalla finestra un ciliegio fiorito. “Sarebbe bello essere su uno di quei rami”, pensò, e dato che era già al terzo anno del corso, si ritrovò sul ramo insieme al maestro.
Baol
Trincone l’Amoroso andava a insegnare ogni mattina in treno, in un paese vicino. E destino volle che, un giorno di primavera, il convoglio rallentasse a una stazione intermedia.
Qui la ferrovia sopraelevata passava proprio davanti a una casa rosa.
Il vagone di Trincone si fermò all’altezza del secondo o terzo piano.
Sul terrazzo della casa, una ragazza annaffiava i fiori.
Aveva gli occhi azzurri come le campanule, la bocca rossa come i gerani e una deliziosa peluria sulle braccia come il rotondo cactus che stava curando. Trincone restò senza fiato.
Il vagone ripartì. Tutto era durato non più di pochi secondi, ma Trincone l’Amoroso era sicuro.
Era lei l’amor cercato ora trovato

Pane e tempesta

Estate

L’estate più famosa fu quella del ’68. Era così caldo che i coccodrillini scappavano dalle magliette e andavano a tuffarsi nelle granite al tamarindo. Antonio, il barista, serviva inappuntabile in giacca bianca e stricchetto, ma girando dietro il bancone lo si poteva scoprire in mutande, con le gambe a mollo in un secchio d’acqua. Si bevevano litri di bibite ghiacciate, e le pance si spostavano con rumore di risacca. Nel cielo, una luna allucinante incitava alla pazzia.
Bar sport
Oggi (luglio, estate) il quartiere è deserto. Sporgendosi giù, come nel dipinto cinese ove un uomo sul ponte guarda nell’altro mondo acquatico una carpa, Lucio scopre ben pochi animali aggirarsi nell’afa del mattino. Due cani randagi della specie salcicciometiccio, uno scarabeo stercorario che spinge davanti a sé un gran carretto di cartoni, un lavatore solitario di macchina, un Mottarello ambulante, negretto commerciante nel ramo elefantini di legno. Più lontano, su una panchina dei giardinetti Kennedy, un vecchio è sdraiato per un riposo non si sa se meridiano o eterno.
Comici spaventati guerrieri
... Se il borghese melone
gran qualunquista
sta con fichi e prosciutto
fa alleanza con tutto,
tu da sola rimani
e bisogno non hai
che della nostra sete
e delle nostre mani
nel ricurvo sorriso
del tuo quarto di luna
ci chiniam riverenti
sprofondando il viso
dolce come nessuna
o rossa passionaria
o anguria
bandiera proletaria

Prima o poi l'amore arriva

Autunno

In autunno finalmente caddero le foglie. Ne caddero due, una nel giardino della scuola e una a Rovasio. Le altre sembravano attaccate con la colla e non c’era verso di tirarle giù neanche con le cesoie. L’uva era matura ma era salata, giuro, salata come un’aringa e il vino di quell’anno era buono solo per condire gli arrosti. La temperatura tornò mite e a novembre arrivarono, in ritardo, le rondini. Uno sciame di nove milioni. Nessuno usciva più di casa, c’era un vocìo a diecimila decibel. Le rondini se ne andarono e arrivarono le cicogne. Sganciarono giù sessanta bambini cinesi e ripartirono. Poi ecco la nebbia. Non si vedeva al di là del proprio naso. L’unico che camminava tranquillo era Enea che aveva il naso lungo ventotto centimetri. Giravamo tutti con un faro antinebbia in testa e la notte spesso ci sbagliavamo di casa e non era poi male, perché c’erano sempre delle sorprese nel letto.
Il bar sotto il mare

Qui di seguito i libri di Stefano Benni in Universale Economica

Stefano Benni

Stefano Benni è nato a Bologna nel 1947. Con Feltrinelli ha pubblicato: Prima o poi l’amore arriva (1981), Terra! (1983), Stranalandia, con disegni di Pirro Cuniberti (1984), Comici spaventati guerrieri …