Ripubblicare Le nozze coi fichi secchi e Strade maestre, insieme all’inedito Arcipelago Sud, significa restituire voce a una delle coscienze più vigili e coerenti della cultura italiana. Goffredo Fofi, scomparso l’11 luglio 2025, è stato critico, militante, animatore di riviste e comunità intellettuali, ma soprattutto un instancabile testimone: un uomo che ha attraversato il Novecento e i primi decenni del nuovo secolo con la curiosità e la severità di chi pretendeva dalla cultura un compito concreto – capire la realtà, e provare a cambiarla.

Nato a Gubbio nel 1937, formatosi tra l’Umbria e la Sicilia, Fofi ha vissuto il mestiere dell’intellettuale come una forma di servizio. Non gli interessava la carriera, né l’accademia, ma l’incontro con le persone e le esperienze. A Palermo, accanto a Danilo Dolci, scoprì la miseria e la forza del Sud; a Torino, negli anni dei “Quaderni rossi”, partecipò alle lotte operaie; a Napoli fondò la “Mensa dei bambini proletari”, un laboratorio politico e umano che è rimasto nella memoria di un’intera generazione. Poi furono gli anni delle riviste – Linea d’ombra, Lo straniero – che hanno formato intere schiere di lettori e autori, sempre con lo stesso principio: che la cultura non è un mestiere ma una responsabilità.

In Le nozze coi fichi secchi questa idea diventa racconto autobiografico e bilancio morale. È un libro attraversato da domande che sono ancora le nostre: che cosa abbiamo perso nel passaggio dall’impegno collettivo al consumo individuale? che fine hanno fatto i valori di giustizia e solidarietà? Fofi, che si definisce “una persona fortunata”, rivendica il diritto di continuare a cercare “individui di valore anche là dove uno non se li aspetta”. Il suo sguardo attraversa settant’anni di vita italiana – dalle lotte contadine al Sessantotto, dall’emigrazione al riflusso televisivo – senza mai cedere alla nostalgia. Ogni pagina è un atto di resistenza civile, un tentativo di mantenere accesa la curiosità contro il cinismo del presente.

Strade maestre. Ritratti di scrittori italiani raccoglie invece i suoi incontri letterari, che sono sempre incontri umani. Per Fofi, la letteratura non è mai evasione, ma uno strumento per misurare la distanza tra ciò che siamo e ciò che potremmo essere. Da Levi a Pasolini, da Aleramo a Morante, da Fenoglio a Calvino, gli autori che sceglie sono quelli che hanno saputo coniugare pensiero e responsabilità, bellezza e verità. Non “modelli” ma compagni di strada, capaci di ricordarci che scrivere – come vivere – è un gesto politico. In questi ritratti si riflette la sua etica dell’ascolto: capire il mondo degli altri per allargare i confini del proprio.

Il volume postumo Arcipelago Sud, curato da Mirko Grasso, chiude idealmente il percorso. Fofi lo stava scrivendo fino alle ultime settimane di vita, raccogliendo le voci e le storie degli intellettuali meridionali che più aveva amato e frequentato: Carlo Levi e Rocco Scotellaro, Danilo Dolci e Letizia Battaglia, Leonardo Sciascia, Ernesto De Martino, Emilio Lussu. È un mosaico di biografie, idee, luoghi, in cui il Sud diventa specchio dell’Italia intera: terra di contraddizioni e di pensiero, di povertà e di cultura profonda. “La cultura nazionale – scrive Grasso nell’introduzione – ha nei suoi momenti più alti una forte matrice meridionalista, radicata nella realtà popolare e nella capacità di resistere all’omologazione.”

In questo senso Arcipelago Sud è anche un testamento. Non un commiato, ma una chiamata all’attenzione. Fofi sapeva che ogni trasformazione reale passa per la conoscenza, e che la conoscenza nasce solo dal contatto, dall’ascolto, dalla fatica di capire chi è diverso da noi. Nelle sue pagine torna un’Italia che non si arrende alla semplificazione: quella dei maestri di scuola e dei fotografi di strada, dei militanti di quartiere, dei poeti civili e degli operai che “facevano le nozze coi fichi secchi”, ma costruivano – diceva lui – nozze vere.

Rileggere oggi Fofi significa restituire spessore alle parole “coscienza” e “intelligenza”. Significa ricordare che la cultura è utile solo se si sporca le mani, se prende parte. In un’epoca che celebra la neutralità e l’indifferenza, la sua voce continua a chiederci di scegliere, di schierarci, di non delegare il pensiero. E se è vero che, in una certa misura, ogni individuo è responsabile del suo tempo, si può senz’altro dire che Fofi lo è stato fino alla fine: un uomo che ha scelto di stare dentro la storia, con la fermezza di chi sa che capire non basta, bisogna anche reagire.

Le nozze coi fichi secchi, Strade maestre e Arcipelago Sud non sono solo tre libri, ma un trittico civile: la biografia di un paese vista da chi ne ha percorso i margini, sempre dalla parte di chi non ha voce. Leggerli insieme oggi significa ritrovare un’Italia che non si accontenta, che continua a interrogarsi, che non rinuncia al suo senso di giustizia e alla sua capacità di indignarsi. L’Italia, insomma, che Goffredo Fofi ha amato e raccontato fino all’ultimo giorno.

Speciale a cura di Anita Pietra

Le nozze coi fichi secchi di Goffredo Fofi

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Goffredo Fofi

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